“Il nostro paese mi sembra adattissimo per l’impianto di una cantina sociale giacchè da tempo immemorabile vi è l’uso di portare le uve dei vigneti tutte nello stello luogo, a Scansano”. Vannuccio Vannuccini
(U.G.) Era il 1877 e Vannuccio Vannuccini, pioniere della viticultura maremmana e ispiratore del Morellino, si rivelò buon profeta: la cantina cooperativa vide la luce quasi un secolo dopo, a Scansano, cittadina di origine medievale in provincia di Grosseto. Poco più di quattromila, sita nel cuore della Maremma Toscana, in posizione privilegiata fra il buen retiro delle Terme di Saturnia, la laguna di Orbetello, l’Argentario e l’isola del Giglio, chiaramente visibile dalle vicine colline.
Il sogno realizzato di Vannuccini è la Cantina Cooperativa Vignaioli del Morellino di Scansano. Fondata nel 1972, oggi può contare su 170 soci, 30 dipendenti, 700 ettari di vigneti e una produzione di 5 milioni di bottiglie, di cui 2,3 milioni di Morellino di Scansano DOCG (il 20% della produzione della denominazione). Nel 2021 il fatturato è stato di 13 milioni e 700 mila euro. Una realtà significativa, in continua crescita per l’intero territorio. Fin dagli anni ’80 i soci hanno deciso di puntare su una produzione di qualità dei loro vini nonostante il mercato, all’epoca, preferisse le grandi quantità. Costanti gli investimenti per modernizzare e ampliare la cantina (imponente la nuova linea di imbottigliamento) che si trova proprio a pochi passi dal borgo di Scansano.
Ma, al di là dei numeri, la cooperativa dei Vignaioli del Morellino è autentica espressione del territorio. Dopo averla visitata, accompagnati da tutto lo staff, genuinamente accogliente, segno della spontaneità e giovialità toscana, abbiamo apprezzato in particolare la scelta di ricordare il cinquantesimo della fondazione con un’iniziativa di indubbio valore sociale: la produzione una limited edition di 3000 bottiglie di Morellino di Scansano Docg Roggiano, il cui ricavato delle vendite andrà a favore del progetto Dopo di Noi, che mira a garantire alle persone con disabilità una vita piena e dignitosa una volta che le famiglie non potranno più farsene carico. Un’iniziativa da applaudire incondizionatamente. L’immagine riportata in etichetta è stata scelta tra le opere create dopo la visita in cantina dei ragazzi con disabilità della Onlus. Anche per questo i Vignaioli del Morellino di Scansano sono autentici ambasciatori della Maremma Toscana.
La Cooperativa è presieduta da Benedetto Grechi, in carica da oltre trent’anni, affiancato dai due vicepresidenti Paolo Gobbi e Riccardo Fusini. Dal 2010 Sergio Bucci è il direttore generale. Figure di primo piano nello staff, l’enologo Paolo Caciorgna (anche viticoltore sull’Etna con l’azienda N’Anticchia) e l’agronomo Alessandro Fiorini.
I principali vitigni coltivati sono innanzitutto il clone di Sangiovese che in Maremma è chiamato appunto Morellino, il Ciliegiolo, l’Alicante, il Vermentino.
Mi è piaciuto approfondire le diverse espressioni che può assumere il Morellino Sangiovese attraverso l’assaggio di nove annate del Sicomoro Riserva DOCG, il vino bandiera della cooperativa. Prima annata prodotta, la 2000. Annate degustate: 2005-2006-2007-2008-2010-2013-2015-2018 e in aggiunta la 2016 inizialmente non prevista.
La costante degli assaggi dei Morellino proposti è stata l’impronta del tannino: un fil rouge che accompagna tutte le annate, le segna e le condiziona più o meno intensamente. Nei vini ho ritrovato sensazioni olfattive che vanno dal balsamico al tabacco dolce, dalle diverse variabili di confettura di frutta rossa ai fiori appassiti, passando attraverso quel filtro quasi naturale dato dalla macchia mediterranea, dalle foglie secche, dalla nota animale tipiche del territorio. Le annate più vecchie caratterizzate dai profumi più evoluti, le più giovani paradossalmente più gradevoli e più pronte da bere, con sentori nitidi e caratteristici. Il Morellino è in sostanza un Sangiovese “contadino”, ruvido ma buono, vero, verace, senza troppe sovrastrutture. Uve e vini che sono chiara espressione della varietà dei suoli in gran parte caratterizzati da rocce sedimentarie, composte da argilla di origine pliocenica, ricche di scheletro e pietrisco.
Le annate di Sicomoro che mi sono piaciute di più: la 2016 su tutte, poi alla pari 2007, 2015 e 2018. La 2015, importante perché segna il passaggio alle botti grandi per l’invecchiamento mentre in precedenza si usavano le barriques.
Piacevole intermezzo gastronomico, per “sentire” sul campo i vini dei Vignaioli in abbinamento alla cucina evoluta, la tappa a un luogo del gusto cult del territorio: il Ristorante Caino a Montemerano dove la chef Valeria Piccini, una delle dieci donne stellate d’Italia: due stelle Michelin da 22 anni consecutivi.
Abbiamo gustato l’essenza più genuina della cucina di Valeria: dagli stuzzichini di benvenuto alla ricotta calda con zucca e amaretto, dalla tartare di manzetta maremmana con lamponi, nocciole e portulaca ai due primi – i plin di cortile con melograno e polvere di funghi e a seguire i pici con essenza di una Amatriciana diversa e guanciale croccante, e ancora il maialino di cinta senese con albicocche secche, rape rosse e porcini e per finire il dolce: una stupenda emulsione di arancia e olio extravergine di oliva con gelato di latte di capra e pepe.
Un ringraziamento sentito va a tutta la Cooperativa dei Vignaioli del Morellino di Scansano e a Studio Cru che ha organizzato alla perfezione la visita