(U.G.) Il claim scelto nel Valdarno di Sopra Day non lascia dubbi: “Un futuro che è qui”. L’obiettivo è se possibile più esplicito: diventare la prima Doc interamente Bio in Italia. Venti produttori, tutti soci del Consorzio Valdarno di Sopra, già certificati biologici o in fase di conversione, che hanno deciso in tempi non sospetti di puntare al riconoscimento del biologico per l’intera denominazione.
La DOC è nata nel 2011 e include 12 comuni della provincia di Arezzo più le sottozone Pietraviva e Pratomagno. Si producono soprattutto vini rossi da uve Sangiovese o da vitigni internazionali, ma anche bianchi da malvasia e Chardonnay o Sauvignon. Una Doc giovane che si sta facendo apprezzare dai consumatori.
“Noi puntiamo forte sul binomio vigne e bio”, assicura il presidente del Consorzio, Luca Sanjust. “Fin dall’anno 2018 abbiamo deciso di formalizzare la questione del biologico, nonostante le risposte negative ricevute finora. Perciò abbiamo deciso di creare un’associazione di produttori del nostro territorio che hanno in comune le vigne bio. Oggi la nostra denominazione è l’unica in Italia tutta certificata biologica. Siamo una ventina di produttori più tre erga omnes e nel nostro territorio non ci sono cantine sociali né imbottigliatori. Non è una scelta di marketing né di green washing, bensì un rafforzativo che deve portarci all’obiettivo finale: avere la DOC bio”.
E il momento storico sembra ideale, in un panorama mondiale dove la sostenibilità e l’attenzione all’ambiente sono sempre più apprezzate dai consumatori. Una scelta forte, quella dei produttori del Valdarno di Sopra, sostenuta da wine maker e opinionisti di peso intervenuti alo speciale Valdarno di Sopra Day. Ecco di seguito le dichiarazioni più significative.
Carlo Ferrini (wine maker): “In Toscana fino a pochi anni fa si parlava poco del Valdarno, un territorio poco conosciuto e a torto sottovalutato rispetto ad altre Doc toscane come il Chianti Classico o il Brunello di Montalcino. E’ positivo che oggi, dopo il successo di alcune singole aziende, se ne parli nella sua interezza e specificità”.
Maurizio Alongi (enologo): “Bisogna avere più coraggio nel puntare sul Sangiovese, la Doc Valdarno di Sopra deve continuare a farlo perché è un vitigno moderno, molto attuale, da valorizzare che non sfigura al cospetto dei Sangiovese di altri territori”.
Stefano Chioccioli (enologo): “E’ fondamentale riuscire a domare il terreno. Noi con la zonazione abbiamo suddiviso i vigneti in classe A, B e C, differenziandone la qualità data dalla natura secondo la tipologia dei terreni e il tipo di esposizione. Esistono una qualità non modificabile, di nascita del terreno, e una qualità acquisita – derivata dalla nostra cultura – che fanno sì che poi si producano vini unici”.
Monica Larner (Wine Advocate): “Fin dal mio arrivo in Italia ho deciso di scrivere dei territori più specifici e anche questo del Valdarno di Sopra – pur piccolo – meritava un articolo a parte. Ritengo importante la scelta per la sostenibilità che i nostri lettori apprezzano in modo particolare. I vini del Valdarno sono diversi: dimostrano quello stile contemporaneo che il consumatore vuole. Personalmente sono più interessata a vini che parlano di un territorio più che al vitigno”.
Jeffrey Porter (Wine Enthusiast): “Il consumatore sta cambiando, ed è diverso in Usa, Asia, Europa per esempio, ma la voglia di conoscere da quale vigna proviene quella bottiglia, soprattutto per i consumatori più evoluti e che cercano vini di alto valore, sta diventando sempre più importante”.
Barbara Nappini (presidente Slow Food Italia): “Per noi di Slow Food ha valore l’autentico legame del vino con il suo territorio. E’ questa è l’essenza che va raccontata ai nostri lettori”.
Maria Grazia Mammuccini (presidente di FederBio): “Dallo scorso aprile si è aperto al Ministero il dibattito per l’approvazione del Piano nazionale per il biologico. Perciò questo è il momento migliore per portare avanti la richiesta della DOC Valdarno di Sopra. Nel 2022 il 51% dei consumatori ha scelto un vino bio. Mi domando perché non venga approvata una denominazione interamente biologica per scelta libera di tutti i suoi produttori”.
Nicoletta Dicova (ambassador della DOC Cava in Spagna): “Questa è una Denominazione interamente bio che nel giugno 2021 ha avuto l’approvazione dell’Unione Europea. Più di 38 mila ettari di vigneto e seimila produttori per 250 milioni di bottiglie all’anno prodotte. La modifica riguarda solo la parte più alta della piramide qualitativa: Cava de Paraje Calificado. Nel 2025 Cava diventerà la prima DOC interamente biologica nella sua fascia più qualitativa”.
L’obiettivo del Valdarno di Sopra di diventare la prima Denominazione del vino interamente biologica del nostro Paese si scontra con la burocrazia.
Spiega Ettore Ciancico, produttore e direttore del Consorzio: “Dal 2018 stiamo discutendo con il Ministero dell’Agricoltura la questione di inserire Bio nel disciplinare. Nel 2020 è arrivata la risposta negativa che ha bloccato tutte le nostre proposte di modifica. Ma noi non ci arrendiamo”.
Un “no” confermato anche da Roberta Cafiero, direttrice del Comitato DOC del Ministero dell’Agricoltura: “La nota di risposta del 2020 è stata ben motivata. Non si può inserire nel disciplinare un obbligo al biologico per i produttori perché bisogna tutelare il principio della libera iniziativa privata. E’ una normativa orizzontale del disciplinare che non può diventare un obbligo per chi produce a Indicazione Geografica Protetta. Non solo. Non è possibile accogliere, al momento, la proposta, non perché non sia un’idea virtuosa da condividere, ma perché la Denominazione di Origine è una denominazione di prodotto, mentre quella del biologico è una certificazione di metodo e metterle entrambe come condizioni obbligatorie non è semplice dal punto di vista normativo. Però non è una decisione definitiva e se ne può ancora discutere”.
Insomma, la porta del Ministero rimane semi aperta per i produttori del Valdarno di Sopra che non demordono. Si vuole riformulare la proposta di modifica del disciplinare, facendo leva anche sul precedente europeo del Cava che ha riservato il biologico solo alla punta qualitativa della piramide produttiva.
E’ sempre intatto e rafforzato comunque il tema della valorizzazione dei vini della denominazione che ha portato il Consorzio Valdarno di Sopra Doc a non introdurre in disciplinare sottozone come Menzioni o Unità Geografiche Aggiuntive. Si è optato invece per l’indicazione “Vigna” in etichetta. Si può inserire il nome della vigna se questa è iscritta in un albo regionale e se il percorso che fanno le uve è tracciabile in tutto le sue fasi. Una scelta contro corrente rispetto ad altre denominazioni vicine.
E proprio per sottolineare la questione, Luca Sanjust ed Ettore Ciancico hanno riunito tutti i viticoltori che oggi producono da vigneti già in regime biologico in una nuova associazione “Produttori VigneBio Valdarno”. “E’ uno strumento di ulteriore rafforzamento del nostro messaggio – conclude Luca SanJust – che siamo convinti ci aiuterà ad inserire il biologico nel disciplinare. Lo desiderano e chiedono con forza tutti i nostri soci”.