di Rossella Tanzola
Quando parliamo di cibo non pensiamo soltanto ad un bene di prima necessità ma ad un prodotto con una valenza culturale e sociale. Esso è il veicolo, spesso fondamentale, per la conoscenza di un popolo e delle sue tradizioni. Assaporando una pietanza degustiamo non solo nuovi sapori ma anche emozioni, riscoprendo il piacere di stare insieme agli altri.
“La vita è una combinazione di pasta e magia” (Federico Fellini)
I casoncelli, in dialetto locale “casonsei” sono ravioli di pasta fresca tipici sia di Bergamo che di Brescia, ma probabilmente la città di Barbariga è il luogo che ha elevato questo piatto come simbolo per eccellenza della zona. Secondo le teorie più accreditate prendono il nome dalla parola latina “caseus” che significa formaggio. I casoncelli sono a forma di mezza luna e vengono ripieni di carne, grana padano ed erbe aromatiche. La farcia presenta numerose varianti locali come l’amaretto, la pera e la noce moscata che conferiscono un sapore lievemente dolciastro. Sono un piatto tipico ricco di storia con origini antichissime. Essi risalgono alla metà del 1500 e se ne trova già traccia nel componimento popolare “La massera da bè” del poeta e scrittore di origini bresciane Galeazzo dagli Orzi.
La polenta e osei (polenta e uccelli) è un vero e proprio simbolo della tradizione bergamasca. Ha origine nel mondo contadino quando la produzione del mais era abbondante e a sufficienza per garantire il sostentamento di tutte le famiglie. La ricetta salata prevede che gli uccellini come allodole, tordi, passeri o quaglie vengano cucinati allo spiedo sul fuoco del camino o in padella. Da piatto povero si è trasformato in un’eccellenza del territorio lombardo. Oggi viene servito insieme a formaggi, salumi, sughi e verdure. La polenta taragna è invece caratteristica delle zone alpine e prealpine della Lombardia. Si distingue dalla versione tradizionale per l’aggiunta della farina di grano saraceno, una coltura che ben si adatta al clima delle aree montuose. Taragna deriva da “tarai”, il bastone di legno utilizzato per “tarare”, ossia girare mescolando energicamente nel paiolo di rame in cui viene portata a cottura. È proprio la farina di questo particolare grano che ne determina aspetto e gusto rendendo la polenta taragna particolarmente gustosa e riconoscibile. Decisamente appetitosa.
Polenta e osei: il dolce
Se passeggiate per le vie di città alta a Bergamo non potete fare a meno di notarla: è una specialità bergamasca che trovate nella maggior parte delle vetrine all’interno delle pasticcerie o panifici artigianali. Questo dolce viene preparato con il pan di spagna, crema al cioccolato, al burro e alla nocciola con l’aggiunta di rum.
Ha la forma della classica polenta ma il suo sapore è dolce, ricoperto con dischetti di pasta di mandorle gialla e granelli di zucchero. Gli uccelletti appoggiati sopra come decorazione sono realizzati con del marzapane al gusto di cioccolato. Alessio Amadeo è stato il creatore di questo dolce.
La torta di Treviglio (in dialetto bergamasco “Turta de Treì”) nasce nel 1990 quando vince il primo premio di un concorso indetto dall’Associazione Botteghe Città di Treviglio. L’obiettivo era quello di creare un dolce che potesse raccontare il territorio di Treviglio e la tradizionale Festa della Madonna delle Lacrime a cui è dedicato il Santuario nel centro storico della città. Preparata con ingredienti semplici e genuini, la Torta di Treviglio è una specialità locale a base di pasta frolla, uova e mandorle. Il santuario, edificato tra il 1594 e il 1619 per volere della Comunità trevigliese è un costante richiamo al culto mariano e all’episodio miracoloso del 1522 quando le truppe francesi comandate dal generale Lautrec volevano saccheggiare la città. Nulla poteva fermare l’avanzata se non qualcosa di grande e miracoloso: l’immagine della Vergine con il Bambino cominciò a trasudare lacrime. Questo evento portò il generale ad arrendersi e a deporre elmo e spada.
“Il cibo che siamo, se davvero siamo ciò che mangiamo, è una rete; chi lo coltiva, chi lo vende, chi lo prepara”. Carlo Petrini
I vini
I vini prodotti sul territorio bergamasco riconosciuti come DOCG o DOC sono il Valcalepio Rosso, Valcalepio Bianco e Moscato di Scanzo. La Valcalepio è una fascia collinare pedemontana situata nella parte orientale della provincia di Bergamo e a sud del lago d’Iseo, compresa fra il fiume Cherio ed il fiume Oglio.
Il Valcalepio Rosso DOC è prodotto dall’unione di due vitigni importanti: Merlot e Cabernet Sauvignon coltivati nelle migliori posizioni della fascia collinare bergamasca. Dal colore rosso rubino con riflessi tendenti al granato, ha un profumo intenso con delicate sensazioni fruttate ben sostenute da note vanigliate e speziate. Ha un sapore asciutto, armonico e persistente. La buona morbidezza addolcisce il corpo vigoroso ed esuberante. Si adatta perfettamente alle carni rosse e bianche, arrosti e formaggi. Va servito ad una temperatura di circa 18 C°. Si consiglia un invecchiamento di sei mesi in botti di rovere francese ed altri sei mesi in bottiglia per ottenere un prodotto dalla forte personalità, moderno ed innovativo.
Il Valcalepio Bianco DOC è prodotto dall’unione di due vitigni importanti: Pinot Bianco e Chardonnay e Pinot Grigio. Si presenta dal colore giallo paglierino più o meno intenso. Ha un profumo delicato e caratteristico; un sapore secco, armonico e con un leggero gusto di mandorle.
Va servito ad una temperatura di circa 12°. Si consiglia un invecchiamento di sei mesi in botti di rovere ed altri sei mesi in bottiglia. Si abbina con antipasti, aperitivi, primi piatti con sughi bianchi e a base di pesce.
Settembre è il mese più atteso per gli abitanti di Scanzo e per tutti gli amanti del Moscato, un vino DOCG la cui produzione è consentita solo nella zona collinare del comune di Scanzorosciate, in provincia di Bergamo, ed unicamente con uve dell’omonimo vitigno Moscato di Scanzo. Un passito a bacca nera, una preziosa perla enoica da degustare con lentezza. È un vino pregiato e deciso da abbinare a formaggi e salumi bergamaschi. Ottimo anche da accompagnare con i dolci e il cioccolato fondente.
“Nulla eguaglia la gioia dell’uomo che beve, se non la gioia del vino di essere bevuto”. Charles Baudelaire