(U.G.) Andrea Rossi è Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano dallo scorso giugno. E’ anche presidente della Vecchia Cantina di Montepulciano che conta 400 soci di cui 220 producono Nobile e Rosso di Montepulciano. Si è svolta da poco l’Anteprima del Nobile di Montepulciano durante la quale 44 aziende hanno presentato alla stampa e agli appassionati l’annata 2016 del Vino Nobile DOCG e della Riserva 2015.
Abbiamo approfittato dell’occasione per intervistare Andrea Rossi partendo dalla novità annunciata proprio durante l’Anteprima: e cioè l’aggiunta in etichetta del nome della regione “Toscana” con gli stessi caratteri e la stessa grandezza della scritta “Vino Nobile di Montepulciano”. Una modifica già pubblicata in Gazzetta Ufficiale e quindi subito operativa.
Perché questa scelta?
“Ci dovrebbe aiutare prima di tutto a chiarire da dove proviene il nostro prodotto che spesso viene confuso con il vino degli amici abruzzesi. In più, siamo consapevoli che utilizzare un brand così importante come quello della Toscana, sul mercato nordamericano produrrà un incremento del numero di bottiglie collocate. Ci aspettiamo un aumento del 20% nelle vendite. Forse qualcosa in più”.
Il Nobile di Montepulciano oggi: si va sempre più verso una tipologia solo da Sangiovese in purezza?
“Il Vino Nobile nasce come un blend al 70% di Sangiovese e al 30% da altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione nella regione. La commissione qualità del Consorzio ha intenzione di mantenere questa tipicità: un blend. Andare verso il Sangiovese in purezza non è nella nostra storia. Tuttavia già diverse cantine producono cru particolari e selezioni costituite da Sangiovese in purezza. Sul tavolo della commissione qualità si sta valutando l’esperienza fatta nel territorio sia con i vitigni internazionali sia con gli autoctoni”.
Il risultato della vostra valutazione?
“Noi vorremmo costruire un ulteriore prodotto per la gamma dei vini Nobili, che vada oltre la Riserva e il Nobile Annata”.
State andando anche voi verso una tipologia Selezione?
“Non faremo una Gran Selezione, come altre denominazioni, ma un vino diverso. Prima però abbiamo bisogno di un periodo di sperimentazione della nostra idea. Valutati i risultati del nuovo percorso, proporrò un impegno sottoscritto da tutti i produttori perché si deve pensare che il nostro vino, quello che nascerà nel 2020, andrà in commercio nel 2023. Se, per ipotesi, partiamo oggi con la sperimentazione, prima di 4-5 anni non potremo dire se sarà questa la strada giusta del nuovo prodotto. Abbiamo una certezza però: la via maestra deve essere quella di valorizzare il Sangiovese e gli altri autoctoni del territorio, un obiettivo già nelle corde di tutti i produttori”.
Le aziende si sono ritrovate compatte nel Consorzio o anche da voi ci sono spinte critiche?
“Il mio mandato è nato con l’intento di ricostruire uno spirito di collaborazione e di unità all’interno del Consorzio. Negli anni passati abbiamo assistito a qualche differenziazione di vedute, non vere e proprie rotture. Il mio primo impegno da presidente nei primi sei mesi di mandato è stato quello di ricostituire una unità di intenti. La prova tangibile? Abbiamo quasi raddoppiato le quote di compartecipazione delle aziende alle spese di promozione per il Nobile: una decisione approvata all’unanimità dall’assemblea dei soci. Oggi – dopo sei mesi – posso affermare che siamo 80 soci tutti uniti e compatti per la valorizzazione del Vino Nobile di Montepulciano”.
Come sono i rapporti con i vostri importanti vicini, Chianti Classico e Brunello di Montalcino?
“Voglio fare una premessa. Ci proponiamo un obiettivo primario: il rafforzamento della nostra identità. Noi vogliamo tornare a ripercorrere quella che è la storia del Vino Nobile di Montepulciano. Spesso e volentieri chi non ci conosce bene pensa che la nostra sia una denominazione giovane, ma non è affatto così. A Montepulciano si parla e si fa il vino da millenni, con una tracciabilità che risale al 1300 dagli archivi storici. Il nostro vino è stato sulle tavole di papi, presidenti della Repubblica Italiana e anche degli Stati Uniti. Abbiamo una storia ricchissima. Perciò dobbiamo cercare di comunicare al meglio che la nostra è una denominazione importante e storica. E’ questa la missione che ci siamo dati. Noi siamo il Nobile di Montepulciano e basta! Poi, con i colleghi presidenti delle denominazioni vicine i rapporti sono cordiali e costruttivi. Credo però che nel vino, in Toscana, si debba fare più squadra. E’ quello che ci manca: siamo una regione dei mille campanili. E’ vero che io ho dovuto iniziare a fare squadra in casa, dentro il Consorzio, ma in sei mesi abbiamo trovato la quadra”.
Se all’esterno l’unione di intenti non viene percepita, forse non la si è comunicata bene…
“Ha ragione. Negli ultimi dieci anni si è comunicato poco quello che è stato fatto. Il nostro errore principale è stato pensare che il nostro vino fosse già conosciuto e apprezzato senza aver bisogno di ulteriori spinte promozionali. Lo abbiamo dato per scontato e abbiamo sbagliato. A differenza dei nostri vicini di denominazione, i quali invece si sono dati parecchio da fare e in più direzioni”.
Ci faccia qualche esempio di nuove iniziative per promuovere al meglio la conoscenza del Vino Nobile.
“In questo 2020 abbiamo in programma di raddoppiare le nostre iniziative di marketing sul mercato nordamericano e di comunicazione in quattro grandi città italiane: Milano, Firenze, Roma, Napoli. Informeremo stampa ed operatori di settore sulle modifiche del nome alla denominazione, una sorta di replica del format dell’Anteprima, portando in giro i vini attraverso il Consorzio, senza scomodare le aziende. Comunicheremo le novità normative attraverso degustazioni tematiche mirate sul Nobile. Sono convinto che non dobbiamo stimolare la crescita, bensì una nuova nascita della domanda di Vino Nobile”.
L’enoturismo: avete intenzione di puntarci forte, investendo nel settore per promuovere anche il territorio?
“Per noi l’enoturismo è una bellissima risorsa. Siamo stati forse la prima realtà a portare il consumatore sul luogo di origine del vino. Negli ultimi 10 anni Montepulciano è passata da circa 300 mila a due milioni di presenze all’anno di turisti del vino. Montepulciano è cittadina ricca di storia, arte e cultura. Si decide di visitarci principalmente per il vino che si aggancia alla gastronomia e a tutto il sistema di servizi connessi. E’ questa – secondo noi – la maniera più viva e vera per far conoscere il territorio. Così, il turista va per cantine e quando va via è diventato realmente consapevole che dietro ogni bottiglia di Nobile trova davvero una storia. E poi – innamorato – ritorna a Montepulciano”.