di Alessia Canarino
Una Puglia diversa da esplorare in inverno. Dimentichi delle spiagge salentine, alias Maldive del Sud o della movida di Polignano, lontano dalle ceramiche tarantine, l’entroterra tra la Bassa Murgia e la Valle d’Itria offre paesaggi inaspettati, tipicità enogastronomiche ricche e deliziose a partire da Noci, 60 chilometri a sud di Bari. Noci, il cui nome deriva proprio dal frutto secco, noce, per la sua forma che ricorda un gheriglio, è anche conosciuta come la città delle tre torri, connesse tra loro dalle “gnostre”, strade senza uscita che si sviluppano dalla Chiesa madre. Gnostre, che ogni anno, ospitano un evento vinicolo di particolare risonanza, ”Bacco nelle gnostre” considerato il secondo evento turistico in Puglia, dopo la celeberrima “Notte della Taranta” di Melpignano.
Non lontano da Noci, Alberobello è sicuramente la città che calamita le maggiori attenzioni , per i suoi scenografici ed enigmatici trulli. Fondata intorno al 1600, i suoi abitanti hanno da subito tratto vantaggio dalla ricchezza di roccia e calcare della Murgia (da murgex, roccia, appunto). Queste abitazioni coniche, rappresentative della Puglia nel mondo, nascono per essere un alloggio temporaneo, costruiti secondo la tecnica dei muretti a secco, diventata una vera e propria arte, iscritta nel 2018, nei patrimoni immateriali dell’umanità, dall’Unesco. I trulli, caratterizzati dal grigio delle pietre a vista e dal loro colore bianco, dato dalla calce, con i pinnacoli di varia forma, dal ruolo apotropaico, dominano il famoso “Rione Monti”, parte commerciale e turistica di Alberobello e Aia Piccola, rione quasi totalmente disabitato al momento, ma conservato ancora intatto.
E dormire in un trullo non sembra un’esperienza così esosa. Sono numerosi i giovani imprenditori che nella Valle d’Itria hanno investito nella ristrutturazione di complessi abbandonati, restituendo loro dignità abitativa ed un fascino ineguagliabile. Con un budget tra i 100 e i 150 euro si può trascorrere una notte in un’atmosfera magica, con tutti i comfort di un hotel di lusso. Dal Gallo rosso alle Dieci Porte di Martina Franca, giovani intraprendenti hanno scelto di nascondere tra gli ulivi il proprio angolo del lusso, da condividere con pochi ospiti – ogni struttura accoglie in media una decina di persone. Soprattutto stranieri, spiegano, spesso attirati dalla natura più selvaggia che offre questa zona interna della Puglia. E allora, via con il trekking o le biciclette, per godere con sostenibilità dei paesaggi della Valle d‘Itria.
Ma dopo tanto viaggiare, una sosta è d’obbligo ed ecco entrare in scena le mandorle, in ogni loro declinazione dolce e salata, o le ciliegie (la rossa e polposa qualità ferrovia), soprattutto a Noci, dove l’enogastronomia è la colonna portante dell’economia locale. Ma proprio a Noci, la cantina Barsento è un’azienda emergente che punta tutto sui vitigni autoctoni dal Primitivo al Negroamaro alla Malvasia.
Guidati da Leonardo Palumbo, consulente enologo, l’azienda di proprietà della famiglia Colucci produce attualmente circa 100.000 bottiglie in una cantina ipogea di grande fascino, dove i silos di cemento, si alternano alle barriques. Uno dei vini più interessanti dell’azienda è il Malicchia Mapicchia, un Primitivo dolce (ma non troppo) con 14,5% + % 3 alcol.
Da vigne allevate ad alberello, proprio nella Valle d’Itria, il Primitivo dopo la pressatura soffice e la macerazione di circa 12-14 giorni, viene affinato in acciaio per un anno ed in bottiglia per circa 6 mesi, prima della commercializzazione. Un rosso non stucchevole, ma dalla piacevole e succosa morbidezza, ricco di sentori fruttati che richiamano la marmellata di fragoline di bosco, la rosa canina e l’alloro. Curiosità: malicchia e mapicchia sono due termini utilizzati in modo goliardico dopo una degustazione di questo vino, il primo anno di produzione, quando ancora gli doveva essere assegnato un nome.