di Alessia Canarino
Territorio da sempre all’ombra di areali più blasonati, ma non meno interessante, il Sannio è, nel pensiero comune, associato alle produzioni di quantità dominate da grandi cooperative, adombrando le piccole realtà vinicole, in crescente numero e dalla produzione interessante. E’ sempre piacevole, quindi, imbattersi in produttori di nicchia, che stoicamente si sottraggono alle logiche di mercato, di mero conferimento di grandi quantità di uve, percorrendo, invece, il più tortuoso e coraggioso sentiero della vinificazione delle uve di proprietà.
Siamo a Guardia Sanframondi, nella valle stretta tra il Matese e il Taburno, un angolo a nord della Campania, quasi più vicino al Molise che alle aree costiere. Un territorio dove insiste la denominazione Sannio DOC (utilizzata principalmente per Falanghina, Aglianico e Barbera) di fronte all’unico areale DOCG del beneventano, l’Aglianico del Vulture. Qui ha sede Terre Stregate, un’azienda con una storia romantica ed affascinante.
Siamo agli inizi del Novecento e la famiglia Iacobucci gestisce un frantoio a Guardia Sanframondi ed una cantina a Castelvenere. Il proprietario, bisnonno di Filomena, che, ad oggi, con la famiglia conduce l’azienda, rimasto vedovo con sei figli, decide di abbandonare una delle due attività e chiede ai due figli maschi di bruciare la cantina.
Rimane così il solo frantoio da gestire, che viene affidato ad uno dei due figli, per sorte, giocandoselo con una monetina. Il nonno di Filomena gestisce, quindi, il frantoio e comincia a conferire le uve, che fino ad allora erano state trasformate nella cantina di famiglia, alle cooperative locali.
Nel 2004, la famiglia Iacobucci decide di iniziare a trasformare le uve di proprietà e di avviare la costruzione di una cantina. Ovviamente questa scelta di coraggio, ha poi comportato l’esclusione dal conferimento di uve, lasciando la famiglia Iacobucci ad affrontare le difficoltà economiche di una cantina in costruzione, con le sole proprie forze. La svolta avviene nel 2013, quando Svelato Falanghina Sannio Doc, il loro vino più conosciuto, ottiene l’ambito premio de I Tre Bicchieri del Gambero Rosso. E’ lo sprone concreto per Filomena ad abbandonare le sue ambizioni di revisore aziendale, per dedicarsi a tempo pieno all’attività di famiglia. Da allora è un crescendo di progetti, attività, vini e premi.
Con una produzione annua di 120 mila bottiglie, l’azienda continua a vinificare solo le uve di proprietà nei 25 ettari di vigneto, collocati tra Guardia Sanframondi e Castelvenere: 60% Falanghina, 20% Aglianico ed il resto tra Greco, Fiano e Sciascinoso, su colline molto scoscese, argillose, con altitudine che varia da 380 a 250 mt slm. Anche nel 2020, nonostante il forte rallentamento delle vendite, la famiglia Iacobucci ha deciso di raccogliere le uve e vinificarle, perché sane e ricche di profumi. Senza poter contare sullo spazio nei serbatoi, ancora occupati dall’annata 2019, hanno acquistato nuovi serbatoi, dove stoccare la 2020. Sul mercato arriveranno quindi vini ancora più ricchi, che si sono giovati di un lungo affinamento sulle fecce fini.
Ben conosciuta per Svelato Falanghina del Sannio DOP, un vino verticale, pulito, schietto, come l’attuale proprietaria, Filomena, è stata una sorpresa Arcano Sannio DOC Aglianico Riserva, un Aglianico in purezza, che proviene da un cru di vigne di circa 20 anni a Guardia Sanframondi, che dopo la vendemmia (di solito metà ottobre) viene vinificato in acciaio ed elevato per circa 15 mesi in barrique di rovere francese, ma anche in speciali botti di noce e ciliegio, che la famiglia Iacobucci ha specificatamente commissionato per questo vino. E’ questo un rosso ciliegioso nel quale le note di frutta scura matura e di marmellata di mirtilli, si alternano a sentori terziari di vaniglia e boiserie. Il sorso è rotondo, morbido, con tannini levigati, che rimandano al miele di castagno e alla marasca sotto spirito. Un Aglianico ingentilito dal legno che non perde la sua tipica austerità. Solo 6000 bottiglie/anno.
Curiosità: l’aglianico in degustazione potrebbe fregiarsi della denominazione DOC con la specifica della sottozona, Guardia Sanframondi, ma Filomena mostra scetticismo nei confronti di un sistema di denominazioni già molto parcellizzato e complesso e ha deciso di mantenere la denominazione base.
Si abbina perfettamente ad un pecorino di Bagnoli semistagionato, accompagnato da una confettura di cipolle ramate di Montoro.