(U.G.) Sono orgogliosi e determinati gli abitanti di questa fetta di Piemonte che si estende in provincia di Cuneo, a Nord di Alba, sulla riva sinistra del Tanaro, tra la pianura di Carmagnola e le basse colline dell’Astigiano. Sono i piemontesi del Roero, i quali, lungi dal farsi prendere dal complesso di inferiorità rispetto ai cugini delle Langhe, hanno affilato ben bene le armi della comunicazione per promuovere nel modo migliore possibile vini, vigneti, cantine territorio e gastronomia: il tutto in un sistema ben integrato dove prevale il gioco di squadra.
Un “team” che ruota intorno ai 66 produttori soci (tutte aziende vitivinicole della zona) dell’Associazione Enoteca Regionale del Roero 2.0 che ha sede a Canale (CN), la cittadina che può essere considerata, a ragione, la “capitale del Roero”. Con la forza della qualità dei suoi vini, la storia dei suoi vitigni autoctoni e la tradizione vitivinicola, l’Associazione porta il brand Roero in giro per l’Italia e oltre confine.
Forte del suo radicamento vero nel territorio e di un dinamismo imprenditoriale frutto di un felice connubio tra pubblico e privato, l’Enoteca Regionale del Roero 2.0 ha venduto 9.500 bottiglie nel 2018 in particolare verso i Paesi Scandinavi e la Germania, vantando fra i suoi scaffali oltre 300 etichette di vini roerini.
“L’impegno dell’Associazione nel gettare le basi promozionali è iniziato nel 2018, con l’intenzione di portare il brand Roero all’apice della conoscenza”, spiega Pier Paolo Guelfo, direttore dell’Enoteca Regionale del Roero. “Questo impegno si registra nei numeri che abbiamo generato lo scorso anno e nell’interesse crescente del settore wine&food per le nostre etichette”. Il vino più richiesto è il Roero Arneis, seguito dal Roero Arneis Spumante.
Un focus molto azzeccato, dal punto visto comunicativo, è stato l’evento VITIS, un esempio di approccio moderno ma rispettoso della tradizione. L’evento ha avuto per tema “I vitigni bianchi del Roero”, un’occasione per immergersi nel territorio roerino e nei suoi vitigni attraverso la degustazione di bianchi autoctoni abbinati a piatti della cucina piemontese. L’Enoteca Regionale del Roero 2.0 e i suoi 66 afferenti hanno presentato l’annata 2018 dell’Arneis insieme all’altro autoctono Favorita, all’Arneis Riserva e al Moscato Giallo.
Suggestivo e davvero mozzafiato lo scenario prescelto per la prima edizione di VITIS: la terrazza giardino dello storico castello sabaudo di Govone. Qui sono stati premiati i “Vini dell’Anno 2019” dell’Enoteca Regionale del Roero. Eccoli, secondo l’ordine di servizio ai tavoli dei numerosi ospiti e giornalisti presenti alla cena di gala:
Soelì Roero Arneis DOCG Metodo Classico della Cascina Lanzarotti,
Langhe Favorita DOC 2018 della Cascina Chicco,
Roero Arneis DOCG 2018 dell’Azienda Agricola Borgogno Rivata
Serramiana Roero Arneis DOCG 2018 della Cantina Marsaglia
Riserva Sette Anni Roero Arneis DOCG dell’Azienda Agricola Negro Angelo & Figli
Moscato d’Asti DOCG Santa Vittoria d’Alba dell’Azienda Agricola Fratelli Rabino
Nel corso della serata, ii vini premiati (ma non ancora svelati), sono stati serviti ognuno assieme a una o più portate. Ogni membro della giuria ha raccontato un vino specifico, ricordando la storia del vitigno e descrivendone il terreno e le note di degustazione.
Presenti molti sindaci dei comuni del l Roero e il senatore Marco Perosino, Presidente dell’Enoteca, il quale ha rimarcato come “dalla fondazione dell’Enoteca 2.0 questo sia solo l’inizio: solo una delle tante iniziative di cui l’Associazione vuole farsi promotrice, portando in autunno il territorio del Roero alla ribalta anche a Roma, in collaborazione con la Langa”.
Roero, Patrimonio Mondiale Unesco
Dichiarati nel 2014 Patrimonio Mondiale Unesco assieme alle Langhe e al Monferrato, i paesaggi vitivinicoli del Roero sono un’eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basati sulla cultura del vino.
L’area della DOCG Roero comprende il territorio amministrativo dei comuni di Canale, Corneliano d’Alba, Piobesi d’Alba e Vezza d’Alba, e in parte di quelli di Baldissero d’Alba, Castagnito, Castellinaldo, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Montà, Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello d’Alba, Pocapaglia, Priocca, S. Vittoria d’Alba, S. Stefano Roero, Sommariva Perno.
L’origine marina dei suoli
Il suolo del Roero è di tipo marnoso-arenario con prevalenza di arenarie, rocce sedimentarie di origine marina, e una buona porzione in calcare, argilla e sabbia, elemento quest’ultimo che rende il terreno sciolto e gli conferisce sofficità e grande permeabilità. L’origine marina di questi terreni li porta ad essere poveri di sostanza organica, ma ricchi in sali minerali. Su di essi ha origine la viticoltura roerina. Vitigni coltivati esclusivamente sui terreni collinari ed entro i 400 metri di altitudine, colline la cui pendenza porta ancora oggi i viticoltori ad eseguire gran parte delle operazioni in vigna manualmente.
Piccola storia dell’Arneis, baluardo bianco fra i grandi vitigni rossi del Piemonte
Della coltivazione dell’Arneis nel Roero si ha traccia scritta già tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500. Due secoli dopo l’Arneis è riconosciuto come una tra le uve più qualitative, al pari del Moscato, e come questa vinificata principalmente dolce o sotto forma di vermouth. All’inizio dell’800 il nome Arneis (conosciuto anche come “Bianchetta” e “Nebbiolo Bianco”) compare nei registri contabili come “bianco Arnesi”, contrapposto a “bianco di uve diverse”.
Nel XX secolo il vitigno subisce le conseguenze della crisi della viticoltura, tanto che viene coltivato come uva da tavola e posto accanto al nebbiolo per attirare gli uccelli (da qui il nome di “nebbiolo bianco”), vista la sua dolcezza e la maturazione precoce. Solo negli anni ’70 si torna a ricostituire vigneti dedicati unicamente all’Arneis. La produzione di questo vino bianco secco ha un grande successo sia in Italia che all’estero cosi che nel 1989 ottiene la DOC fino ad arrivare al 2004 quando ottiene la DOCG. Il vitigno Arneis è diffuso oltre che in Piemonte (regione originaria), anche in Liguria e in Sardegna.
Arneis significato
Il nome deriva dal dialetto cuneese e significa “arnese”, cioè cosuccia, oggetto da poco, appunto perché coltivato anticamente vicino al più pregiato Nebbiolo. Ma arneis significa anche persona scontrosa, scomoda.
Langhe Favorita e Moscato Bianco
Altro bianco autoctono del Roero è il Langhe Favorita, il cui nome richiama i ‘favori’ che l’uva e il vino meritavano sulle nobili mense dei Roero mentre i biondi riflessi del grappolo sembrano evocare la luminosità del sole e del cielo liguri, è un vitigno che ha origini comuni al Vermentino ed è giunto nel Roero lungo le strade dell’olio e del sale. Già a partire dal XVII secolo viene citato nei registri di cantina delle casate nobili della zona. Dal 1994 ottiene la DOC come Langhe Favorita, sebbene venga coltivato principalmente nel Roero.
Infine il Moscato Bianco, vitigno già conosciuto in epoca romana, legato ai toponimi di Santa Vittoria d’Alba (Moscatello e Vinea Moscatelli) fin dal tardo Medio Evo.
Nel disciplinare “Asti” è compresa la “Sottozona Santa Vittoria d’Alba”, a fronte delle particolari qualità organolettiche espresse del vino. Un Moscato molto particolare, considerato dagli appassionati un autentico tesoro della natura.
Export
Il territorio del Roero comprende circa 1000 ettari vitati a Roero DOCG, ovvero Arneis e Roero, per una produzione di più di 6 milioni di bottiglie, di cui il 60% destinato all’export