di Alessia Canarino
Si è da poco concluso uno dei primi eventi enogastronomici in presenza del 2021, Radici del Sud. Dopo l’emergenza sanitaria, che ha paralizzato le attività legate al mondo del vino, partecipare, con le dovute precauzioni, ad un evento che finalmente mette in contatto diretto produttori ed operatori, è stato un importante segnale di ripresa.
Radici del Sud, il salone dei vitigni autoctoni del Sud Italia, è un’affermata e vivace rassegna, ormai giunta alla sua 16° edizione, con il patron Nicola Campanile, che da anni, tramite concorso, press tour e degustazioni riservate agli importatori stranieri, è in prima linea per far conoscere i vini e le cantine del Sud Italia. “Inaugurare la nuova edizione di Radici del Sud, dopo aver rimandato l’edizione del 2020 è stato un atto di coraggio e coscienza. La sede dove si è svolta la rassegna ci ha consentito di gestire l’ingresso dei visitatori – concentrato in un solo pomeriggio – in piena sicurezza. Il castello di Sannicandro, a Bari, è stato poi oggetto ultimamente di rinnovamenti ed è una sede che impreziosisce il nostro evento. Ancora una volta, mi auguro che anche quest’anno abbiamo potuto dare un importante contributo alla conoscenza dei vini e dei produttori del Sud Italia”.
Sarà stato quindi l’entusiasmo della riapertura, la voglia di incontrarsi di nuovo, la resilienza dei produttori italiani, l’edizione 2021 ha ospitato 140 aziende con oltre 350 vini in degustazione, 10 importatori stranieri. In conclusione 70 i vini premiati.
Ecco gli assaggi secondo noi che si sono distinti per originalità del progetto enologico:
Sardegna, Jankara – Vermentino di Gallura Superiore DOCG 2019. Tutta la fierezza e la calura sarda racchiuse in questo Vermentino prodotto a Sant’Antonio di Gallura (SS) da un vigneto sito tra il lago Liscia e il Monte Limbara, siamo a nord est dell’isola. I terreni granitici conferiscono a questo bianco grande mineralità. Dal colore vivacissimo – le forti escursioni termiche preservano una buona acidità – ancora verdolino, ha un naso raffinato, minerale, nel quale riconoscere i fiori d’arancio e il talco. Sapidità e freschezza riempiono il palato ben equilibrando i 14° di questo vino, che in chiusura risulta pulito ed equilibratissimo
Sardegna, Cantina Tani – Donosu Cannonau di Sardegna DOC 2019. Nella Gallura, la famiglia Tani da circa quarant’anni produce vermentino. Il cannonau da poco più di una decina di anni è stato introdotto in azienda, in questa versione autentica. Una famiglia legata alle tradizioni del territorio, espresse nella cucina dell’agriturismo e in cantina, conservando l’identità dei vitigni allevati, evitando il passaggio in legno e prediligendo la vinificazione in acciaio, come per questo Cannonau. Quasi purpureo nel bicchiere, parla di un rosso giovane, di facile beva, quale effettivamente risulta essere. L’intensità della frutta scura matura, del mirtillo e della rosa canina, invita all’assaggio e la beva è fresca, sapida, minerale e riporta in quei vigneti più alti della Gallura, dove le brezze marine e i terreni calcarei aiutano le uve nella loro fase più delicata di maturazione.
Campania, Viticoltori Lenza – Gabry Colli di Salerno IGP 2020 Spumante metodo ancestrale. Dall’allevamento dei cavalli – uno dei più grandi del Sud Italia – alla produzione di uve, in vigneti che si estendono dal confine dell’Alto Cilento a sfiorare la Costiera Amalfitana. Siamo in provincia di Salerno e la famiglia Lenza vanta una storia agricola intensa di passione ed impegno. In questo fazzoletto di terra dell’alta provincia di Salerno, la famiglia Lenza inizia nel 2009 con l’impianto di aglianico, per poi proseguire con il piedirosso, fiano e greco. A Radici del Sud, tra i diversi vini, hanno presentato il loro metodo ancestrale, vino spumante, che dopo l’avvio della seconda fermentazione è stato imbottigliato senza poi effettuare la sboccatura, consentendo, quindi, ai lieviti di permanere con il vino fino all’apertura della bottiglia (naturalmente tappo a corona). Come tutti i metodi ancestrali il suo aspetto velato non deve confondere, infatti, il colore rosa corallo della vinificazione in bianco del piedirosso, prelude ad un bouquet ricco di note che ricordano l’arancia sanguinella, il lampone e le note di lievito fresco. Succoso al palato, chiude asciutto, sincero.
Puglia, Coppi – Isottèo Spumante Brut IGT Puglia. Nell’areale meno conosciuto del Primitivo, quello della DOC Gioia del Colle, la famiglia Coppi domina con una produzione di altissima qualità, proponendo oltre al Primitivo, declinato anche nella variante rosato, negroamaro, verdeca, fiano. Allo spumante extra dry da negroamaro, Bollicine Chèri, ammiccante al naso e al palato, si affianca uno spumante brut da uve verdeca, che rende giustizia ad uno dei vitigni minori del Sud Italia. La verdeca, come poi suggerisce il nome, è l’uva dei vini freschi di pronta beva, ma che in questa versione charmat viene pienamente valorizzato nella sua vivacità. Lucente nel bicchiere, le bollicine veicolano al naso note agrumate di fiori d’arancio. Croccante e fruttato al palato, la sua mineralità riporta ai vigneti pietrosi di provenienza nell’assolata Murgia. Chiude con note di lime e un’inesauribile freschezza.
Puglia, Cantine Petrelli – Don Pepè Salento rosso IGT 2019. Nel cuore del Salento, in provincia di Lecce, là dove l’influenza orientale si intreccia con quella mediterranea, incontriamo la Cantina Petrelli, giovane realtà di Carmiano, che da qualche decennio produce uva da vino in una splendida tenuta storica. Prima la coltivazione del tabacco, poi la piena conversione dei terreni in vigneti, gestiti dal rampante Giovanni Petrelli. Da uve rosse, aleatico, primitivo e negroamaro, questo rosso si esprime nella sua opulenza mediterranea, dal colore impenetrabile scuro e dalla sinuosa curva nel bicchiere. Intenso al naso di frutta scura, confettura di more, speziato di cannella e cardamomo. In bocca la nota alcolica è ben bilanciata da una gentile stretta tannica e freschezza. Chiude caldo, con note di viola e tabacco biondo.
Campania, Simone Giacomo – Barberosa Benevento rosato Igt 2020. Con il recente riconoscimento dell’uva Camaiola, quale vitigno autoctono del Sannio e la sua iscrizione nel Registro Nazionale, c’è fermento intorno alla produzione di rossi e rosati da questa uva così tintoria (pare sia questa l’origine del nome). Per anni confusa con l’uva Barbera, a causa di notevoli affinità ampelografiche, la spiccata acidità e la profondità del colore, l’uva Camaiola vede nel giovane Giacomo, uno dei più audaci e fieri produttori. Poco più che trentenne, l’estro e il coraggio di questo giovane produttore lo ha spinto a produrre vini senza solfiti aggiunti, con lieviti autoctoni e, nella sua gamma, vanta un aglianico vegano (no chiarifiche, no filtrazioni). Giacomo alleva Camaiola, assolutamente con metodo biologico, a Castelvenere, nel Sannio, tra il Taburno e il Matese. Il suo rosato non ha contatto con le bucce, ma dalla sola pressatura delle uve, il colore già risulta rosso chiaro (e lasciamo i rosati stile provenzale, alla Provenza!). Il colore lampone suggestiona riproponendo questa nota fruttata al naso, oltre alla ciliegia matura. Al palato è vagamente tannico, ma pieno, sapido, con una chiusura che ricorda la mandorla fresca.
Campania, Canonico & Santoli – Aglianico Irpinia DOC 2016. Non è certo facile trovare un’immediata piacevolezza nell’aglianico. In particolare la sua versione irpina, in giovane età, risulta spesso rusticamente tannica. Non è così per Hirpus, l’aglianico di questa emergente cantina irpina, gestita da due giovani imprenditori, che in punta di piedi, sotto la guida esperta di Arturo Erbaggio, enologo di numerose cantine campane, si propone sul mercato con le 3 DOCG e questo aglianico fuori dal comune. Niente rusticità, né tannini allappanti, ma piuttosto tanta eleganza, finezza e frutto. Uve di Montemarano e in cantina un passaggio in barriques di secondo passaggio per un anno, che ammorbidisce le durezze di questo vitigno, difficile da domare. Profondo il colore, lento ed elegante nel bicchiere, la sua opulenza si esprime già alla vista e si conferma al naso, con un’intensa finezza che richiama i sentori di frutta scura matura, le note balsamiche, un piacevole richiamo terroso di liquirizia e rabarbaro. Al sorso è persistente, con tannini piacevoli e centrali, chiude su note speziate di pepe nero.
Puglia, D’Araprì – Sanseveria Daunia IGT rosè brut millesimato 2017. Un tributo di gratitudine lo si deve all’azienda D’araprì per aver sdoganato il metodo classico nel Sud Italia, in una regione, la Puglia, nella quale primeggiano, piuttosto, i rossi e in un’area, la provincia di Foggia, non valorizzata per la produzione di vino di qualità. Eppure, l’azienda, ormai sul mercato da quarant’anni, ha scalato le vette delle classifiche nazionali ed internazionali con i suoi spumanti metodo classico, prodotti nella cantina di San Severo (FG). A Radici del Sud propone il nuovo vino, mostrando i spunti per rinnovarsi e stupendo i consumatori con un rosato spumante da uve Nero di Troia. I vigneti sono tradizionali, a pergola pugliese, a 80/100 mt slm ed il lavoro di cantina valorizza la selezione effettuata in vigna, con una permanenza del vino di circa 3 anni sui lieviti, prima della sboccatura manuale e del dosaggio. Lo spumante ha un bel colore ramato, con un perlage di bollicine fini, che aprono al naso un bouquet di fiori d’arancio, ribes rosso, pasticceria. La freschezza esaltata dall’anidride carbonica, rinnova il fruttato di questo spumante che chiude asciutto e persistente.
Campania, Antico Castello – Demetra Falanghina Irpinia DOC 2020. Un’azienda giovane e dinamica che siamo abituati a vedere sui palcoscenici più blasonati, con il Taurasi o l’Aglianico. Interessante, invece, questa interpretazione della Falanghina dei fratelli Romano, Chiara e Francesco, collocati fuori dagli areali irpini DOCG dei bianchi, a San Mango sul Calore (AV)- paese più conosciuto per i fichi rossi, di cui, tra l’altro, sono anche produttori . Uve biologiche, come il resto della loro produzione, che conducono con la famiglia da circa quindici anni. Un’interpretazione non banale della falanghina, ma intrigante e fine. Dall’inconfondibile colore verdolino, al naso apre su note di biancospino, mela verde ed erbe mediterranee. Senza dubbio è il sorso che si imprime nella mente per struttura e pienezza. La bella acidità lavora bene con la spinta alcolica, per un finale rotondo, fruttato.
Calabria, Casa Comerci – Refulu Greco bianco Calabria IGT 2019. Casa Comerci è una bell’azienda della provincia di Vibo Valentia, probabilmente una delle più storiche della regione, con una tradizione familiare di oltre un secolo e che attualmente si assesta su una produzione di uve da vino (circa 15 ettari) e olive. Il Magliocco e il greco bianco sono i principali vitigni che lavora la famiglia Comerci ed è proprio l’ultima annata del loro bianco ad essere stata presentata con successo a Radici del Sud. Un greco che esprime in pieno le caratteristiche di sapidità e corpo del vitigno e che, dopo la fermentazione, rimane in sosta in acciaio per circa un anno prima della messa in commercio. L’attesa non fa altro che giovare a questo bianco dal bel colore paglierino luminoso, che al naso si apre con note di frutta esotica matura e sfumature agrumate. Fresco, sapido, persistente al palato, con una chiusura salina e piena.