(U.G.) Dopo il triennio di presidenza di Alessio Planeta, Assovini Sicilia volta pagina e si affida alla guida di Laurent Bernard de la Gatinais, presidente della storica Tenuta Rapitalà (con vigneti a Camporeale nella zona dell’Alcamo Doc). Classe ’67, ingegnere, doppia cittadinanza (“Ho studiato e fatto il militare in Francia”), padre bretone (il conte Hugue) e madre siciliana (Gigi Guarrasi), Laurent si sente molto “franco-siculo”, ma quando lo ascolti capisci dal tono cordiale e dalle vocali aperte che la sicilianità ha preso decisamente il sopravvento. E perciò lo rende ancora più simpatico.
Appena eletto, Laurent (è il nome di battesimo) Bernard de la Gatinais (ci tiene a precisarlo: è tutto il cognome “oversize” ereditato dal padre) ha coniato il suo motto: “Siciliani è meglio!”. “Perché la Sicilianità è un Plus”, ha ripetuto nel corso dell’intervista, “non si trova in nessun’altra parte del mondo e dobbiamo farla valere: nel nostro lavoro di viticoltori e nella vita. In ogni occasione!”.
Assovini Sicilia è un’associazione privata che conta su 91 soci che producono l’80% del valore del vino siciliano imbottigliato. Ecco la chiacchierata intervista a tutto campo con il neopresidente.
Bernard, ti aspettavi di essere eletto presidente di Assovini Sicilia o è stata una sorpresa?
La sorpresa vera sono state le attestazioni di stima ricevute da tutti a elezione avvenuta, ma un po’ me lo aspettavo. Devi sapere che è consuetudine di Assovini Sicilia sondare prima il terreno per capire chi è disponibile a prendersi la patata bollente della presidenza: una sorta di assemblea pre elettorale che dura alcune settimane. Alla fine si sceglie il nome condiviso da tutti su cui puntare per il triennio. Poi, nella composizione del Cda, si cerca di tenere conto di tutti i territori e delle diverse tipologie di aziende, dalle più grandi alle più piccole, cercando di trovare il giusto equilibrio. Io per esempio sono espressione di un’azienda di Camporeale, nella zona dell’Alcamo Doc.
Vuoi dire qualcosa a chi ti ha preceduto nell’importante incarico…
Ringrazio sinceramente i due presidenti che mi hanno preceduto in Assovini, Francesco Ferreri e Alessio Planeta, che si sono spesi parecchio e hanno fatto davvero molto per l’associazione. Con loro è stato fatto un grande salto di qualità, specialmente nella gestione della comunicazione. Io cercherò di proseguire sulla stessa strada. Assumere la presidenza comporta un grande impegno personale, spirito di sacrificio e dedizione. Cercherò di portarlo a compimento nel miglior modo possibile, nell’interesse di tutti i soci. In questa associazione siamo tutti volontari e ci autotassiamo, ma ciascuno di noi ha anche la propria azienda da seguire.
Come si diventa soci di Assovini Sicilia?
Semplice. Si va sul sito ufficiale, alla sezione contattaci: si presenta la domanda, il Cda verifica i requisiti e poi decide. Ma il metodo migliore – che suggerisco – è farsi presentare da un altro associato.
Siete 91 soci: troppi o troppo pochi?
Mmmh … bella domanda. Bisogna credere in queste forme di associazione. Se per esempio una piccola azienda ha il suo export consolidato in un determinato paese, può non interessargli di entrare in Assovini Sicilia. Io sono un fautore dell’associazionismo: più numerosi siamo, più avremo massa critica e più riusciremo a farci sentire ai tavoli di concertazione, regionali e nazionali. Ho notato che le aziende più “mature” – piccole e grandi – capiscono che far parte di Assovini costituisce un plus. In questi ultimi 10 anni, fra Assovini e Consorzio Doc Sicilia abbiamo dato prova di una coesione che nel nostro settore non è così semplice da raggiungere. Stiamo facendo molto bene.
I soci sono su base volontaria e si autotassano, su quali criteri?
La quota annuale è decisa in proporzione al fatturato aziendale fino a un tetto massimo prestabilito.
Qual è il fatturato totale di Assovini Sicilia?
6,5 milioni di euro nel 2020, reinvestiti ovviamente in una serie di servizi a favore dei soci: per esempio, l’internazionalizzazione dei prodotti, la partecipazione a fiere nazionali e internazionali, sfruttamento pieno dei fondi OCM paesi terzi e promozione, i PSR piani di sviluppo rurale . La cifra si è mantenuta costante negli ultimi sei anni: cioè Assovini investe per la promozione e nel sostegno delle attività dei soci, oltre 6 milioni l’anno.
Fra queste anche Sicilia en primeur, l’annuale anteprima dei vini siciliani…
Sicilia en primeur è stata la prima: la best pride, il nostro fiore all’occhiello invidiato dai produttori di altre regioni. Ma anche la partecipazione al Vinitaly, negli ultimi anni, sotto la bandiera comune di Assovini Sicilia. Siamo una realtà associativa che in un triennio investe circa 19 milioni di euro. Non so se mi spiego. I soldi a disposizione provengono sia dall’autotassazione dei soci sia dai contributi nazionali, regionali e soprattutto europei. Ma reinvestiamo praticamente tutto. Siamo molto pratici ed essenziali…
Disponete ancora di contributi europei da utilizzare in questo 2020, anno davvero complicato per tutti?
Finora abbiamo utilizzato più i fondi della internazionalizzazione e meno quelli per le fiere – che sono saltate per ovvi motivi – gli OCM e i PSR. In questa fase navighiamo a vista. Ma siamo abbastanza abili ed esperti nel portare i prodotti delle nostre aziende all’estero. Oggi, però, in questa situazione straordinaria, vorremmo capire meglio le esigenze dei soci per aiutarli anche in altre loro aspettative. Non solo fiere e promozioni, dunque.
Dopo il blocco dovuto alla pandemia, a che punto è l’export dei vini siciliani?
Ripeto: si naviga a vista, settimana dopo settimana. Le aziende sono molto differenti fra loro: c’è chi esporta in un solo paese e magari gli va bene e c’è chi, più grande, vende in più paesi e incontra maggiori difficoltà dovendo fare i conti con misure più restrittive e diverse da nazione a nazione. La situazione è fluida, molto variegata. Senza acquirenti dagli Stati Uniti, per esempio, è difficile vendere oltre oceano. La situazione è molto mutevole. Però ricordo che nel nostro settore vinicolo, in Sicilia, siamo stati abituati a reagire velocemente, con flessibilità. Rispetto ai colleghi di altre regioni, siamo avvantaggiati perché possiamo immettere sui mercati numerosi prodotti dall’ottimo rapporto qualità/prezzo. I nostri vini sono molto concorrenziali e, nonostante le difficoltà, riusciamo a venderli. Ad eccezione dei vini destinati alla ristorazione, rimasta chiusa per molto tempo, che hanno pagato pegno più degli altri.
Com’è la situazione attuale delle vendite per i vini siciliani?
Assistiamo ad una timida ripresa. Speriamo… Ma vorrei sottolineare una cosa su tutte: i nostri associati dimostrano grande voglia e determinazione di superare tutte le difficoltà contingenti e di andare avanti, con determinazione! Siamo in grado di farlo perché riusciamo a sfruttare la nostra capacità di reagire al mutare dei mercati in tempo reale. Come Assovini, disponiamo di un osservatorio attraverso il quale forniamo i dati e gli strumenti migliori per facilitare e orientare le decisioni commerciali dei nostri soci. Poi ognuno di loro decide autonomamente quali sono i paesi verso i quali si trovano le migliori condizioni per esportare i prodotti. L’informazione in questo settore è un plus.
La crisi vi ha stimolato a trovare soluzioni nuove e impensabili fino a quale mese fa?
Certamente. In questo noi siciliani siamo bravissimi a trovare sempre soluzioni nuove. Per ragioni storiche, siamo perfettamente allenati. Il nostro settore è un fiore all’occhiello dell’imprenditoria e dell’agricoltura regionale. Dobbiamo e possiamo mantenere alto il livello.
Cosa intendi per sostenibilità in un’azienda vitivinicola?
Da noi molti produttori sono biologici, ma non tutti lo rivendicano. Desideriamo avere un protocollo di sostenibilità tutta siciliana che metta insieme i vari protocolli esistenti dei diversi ministeri con altre declinazioni prettamente nostre – vedi peso della bottiglia, consumi energetici in azienda e altro – che si agganci a quelli nazionali puntando su una maggiore identificazione e valorizzazione dei nostri vini. La Sicilia del vino è naturalmente bio: è più bio di altre regioni. Perciò, poche settimane fa, noi di Assovini insieme al Consorzio Doc Sicilia, abbiamo creato la Fondazione SOStain Sicilia presieduta da Alberto Tasca. Vogliamo promuovere la sostenibilità indirizzando le aziende socie verso la misurazione costante e la riduzione dell’impatto delle pratiche agricole sul territorio. Crediamo che debba essere sempre rispettato l’ecosistema. La Fondazione SOStain, proprietaria del protocollo, svilupperà ricerca e miglioramento di tutta la filiera vitivinicola; il Consorzio Doc Sicilia metterà a disposizione una società ad hoc per quelle aziende che vorranno promuovere e sviluppare questo protocollo che sarà certificato da un ente terzo. Sarebbe bello poter dire in futuro che più della metà delle aziende vinicole in Sicilia è sostenibile con certificazione.
Credi molto nelle nuove generazioni del vino?
In realtà ho visto tante realtà vitivinicole perdersi con il ricambio generazionale. Ho visto tanti giovani validi andare via dalla nostra terra e far fortuna altrove e in altri settori, non nel vino. Mi piace credere nella “sicilianità” come un plus che non si ritrova da altre parti. Credo molto nei giovani e ne vedo tanti che sono davvero bravi. Vorrei aiutarli a migliorare le loro conoscenze e le loro capacità in modo che un domani possano essere proprio loro a raccogliere il nostro testimone. La Sicilia del vino deve crescere attraverso la crescita personale dei suoi attori e quindi anche dei giovani. Sarà un miglioramento generale che deve assicurare la continuità del nostro vigneto Sicilia. Non sono un idealista, ma credo molto nelle nuove generazioni. Storicamente, sono sempre state le aziende più grandi e consolidate a trainare Assovini, organizzando e promuovendo eventi. Mi piacerebbe, in un immediato futuro, che anche dalle piccole e medie aziende venissero fuori delle personalità più giovani a trainare noi che siamo un po’ più attempati.
Quali saranno le prossime strategie di comunicazione di Assovini per promuovere meglio il vino siciliano?
Se osservo i livelli raggiunti nella comunicazione, tra Assovini e Doc Sicilia, posso dire con certezza che siamo stati bravi. Sono state fatte ottime cose. Vedremo adesso, insieme ai consiglieri, di decidere nuove strategie da portare avanti in particolare sui social. Fra tutti noi comunichiamo spesso e volentieri. Parliamo, ci sentiamo, ci riuniamo e ci vediamo tante volte grazie alle videoconferenze. Non si può certo dire che manchi il dialogo tra di noi. Ed è bello il gioco di squadra che riusciamo a organizzare. Siamo un po’ tutti amici e ci aiutiamo volentieri.
Sicilia en primeur, in versione reale – si spera – nel 2021 si terrà a Cefalù?
Noi ci speriamo, ma ancora non sappiamo. Vedremo cosa ci sarà concesso di fare. Dovremo trovare delle formule che ce lo permettano. Se la situazione rimane così, incerta, organizzare per esempio la tradizionale cena di gala con 200 persone, mmh… la vedo molto dura.
Quali sono le prime tre cose che farai da presidente?
Primo: esaminare in dettaglio tutti i conti dell’Associazione. Secondo: vorrei conoscere personalmente uno per uno tutti i nostri associati, anche solo con una lunga telefonata, per capire direttamente da loro problemi, esigenze e richieste. Andrò a conoscere soprattutto i piccoli produttori che rappresentano tutti insieme una grossa fetta della Sicilia enologica, da non trascurare assolutamente. Siamo un’associazione davvero unica in Italia, che riesce a mettere insieme tante realtà variegate in tutte le aree di produzione della Sicilia. Terzo: creare un modello operativo in Associazione snello, pragmatico e veloce. Lavoreranno tutti!
Ma il vino siciliano dove sta andando?
Lo vorrei vedere ovunque su ogni scaffale di enoteca e nei ristoranti. Dobbiamo sfruttare il nostro marchio che è fortissimo: il brand Sicilia viene percepito in modo differente dallo stesso paese Italia. Non dimentichiamoci un Plus più Plus degli altri: la Sicilia è un vero continente del vino, con tante sfumature e diversità: pensiamo all’Etna, alle isole Eolie, a Pantelleria, ma anche a Marsala, a Mozia, all’area del Cerasuolo di Vittoria, a Monreale, Alcamo, Noto, Menfi e tanti altri. Possiamo vantare un grande patrimonio di vitigni autoctoni e anche gli internazionali vinificati in Sicilia danno risultati eccellenti. E poi quale altra regione può vantare una vendemmia lunga cinque mesi: da noi si raccoglie l’uva già ai primi d’agosto in territori come Menfi o il Sud dell’isola e si finisce sull’Etna ai primi di novembre. La nostra offerta di prodotti non ha eguali. “Perché la Sicilianità è un Plus!”.