di Alessia Canarino
L’evoluzione enologica che sta vivendo il Sannio è ammirevole. Con un Consorzio sempre più attivo sul territorio, il cambio generazionale al timone di molte piccole aziende ed un crescente interesse alla zonazione, questa piccola area a Nord della Campania – parliamo della provincia di Benevento – sta vivendo un rinascimento senza eguali.
La Falanghina, l’Aglianico, con la sua DOCG Taburno, la Camaiola (riconosciuta nella sua distinta personalità rispetto alla Barbera, con cui fino a pochi anni fa era stata confusa) il Piedirosso, ed una serie di altri vitigni autoctoni, stanno diventando portabandiera di un territorio, stretto tra i fiumi Taburno e Matese.
A dar vita a questo movimento, non solo piccole realtà familiari, riscattate dal cambio generazionale, ma anche aziende che hanno beneficiato del contributo di illuminati imprenditori, decisi ad investire nelle proprie radici. E’ il caso dell’azienda La Fortezza. Siamo a Torrecuso, che, come campeggia sul cartello di ingresso, è il primo paese d’Europa ad essere detruciolizzato, ovvero dove è vietato l’uso dei chips in invecchiamento. Tanto per capire dove siamo e dove stiamo andando.
Qui, a Torrecuso, l’imprenditore Enzo Rillo, già attivo nel campo delle costruzioni e del tessile, ha investito in una tenuta di circa 13 ettari, allevati in biologico, con la moglie Daniela. Con un fatturato di circa 1 milione di euro ed una presenza in molti mercati stranieri, La Fortezza, dopo una decina di anni sul mercato, ha deciso di proporre una nuova linea “Premium” che si affianca alla linea “classica” di vini fermi e frizzanti. Quattro nuovi vini – un bianco, un rosso e due spumanti – che sottolineano l’appartenenza ad un territorio e promuovono il concetto di Cru.
La Fortezza sorge su una collina a 550 metri slm – un panorama a perdita d’occhio ai piedi del Parco Regionale Taburno – Camposauro – un’area ideale, in particolare per l’allevamento dell’Aglianico, che, per acidità e tannini, qui si avvicina molto al suo gemello irpino.
E’ proprio l’Aglianico il fil rouge dei quattro vini Premium: da questo vitigno si cerca la struttura nella sua versione spumantizzata, vinificata in bianco ed in blend con le altre uve rosse locali, fino a unire vini da diverse annate, rinunciando alla denominazione ed etichettando come semplice vino bianco e rosso.
Donnadaniela Vino Bianco – Aglianico (circa 50%) Fiano e Falanghina. Un vino che gioca di eleganza e sottigliezza, che conserva la struttura e l’acidità dell’Aglianico, ma con il raffinato bouquet del Fiano, e l’aromaticità della Falanghina. Al naso, gelsomino, timo, gelso bianco. Al palato, freschissimo, dal sorso pieno e ben equilibrato.
Tremièn Vino Spumante di Qualità bianco– Aglianico, Fiano e Falanghina. Metodo classico millesimato 2020 – 18 mesi sui lieviti. Un Pas Dosè che sottolinea il coraggio di osare e che conserva l’eleganza e la struttura dei vitigni di provenienza, impreziositi da una bollicina persistente, pungente, rinfrescante. Crosta di pane, frutta secca, erba secca al naso. Di medio corpo, fresco e lineare al palato. Un vino da ascoltare, come dice il nome stesso, Tremièn in torrecusano.
Ussiè Vino Spumante di Qualità rosato – Aglianico e Fiano. Metodo classico millesimato 2020 – 18 mesi sui lieviti. Pas Dosè. Buccia di cipolla, tenue, nel bicchiere, con bollicine persistenti ben organizzate in catenelle che amplificano la lucentezza del vino. Fragolina di bosco e frutti rossi croccanti prevalgono sulle sensazioni di lievito fresco. Bocca fresca, bollicina quasi da cremant, carezzevole e fine. Chiude sapido. Non sono state sboccate, lo scorso aprile, tutte le 5000 bottiglie perché l’obiettivo aziendale è di sboccarle anche a 24 e 30 mesi, per verificarne l’evoluzione. E noi attendiamo e sentiremo – appunto Ussiè -fiduciosi.
Bareglià Vino rosso – Aglianico e Piedirosso (2018) + Camaiola 2020. Un vino ambizioso, nato dal blend di due annate, con l’Aglianico e il Piedirosso ingentiliti da un passaggio in legno e la Camaiola a dare profumi e profondità di colore. Impenetrabile nel bicchiere, frutta scura, more e ribes nero in confettura, con spezie dolci al naso. Sorso pieno, tannino asciugante ma ben equilibrato, con il Piedirosso e la Camaiola a domare l’irruenza di un Aglianico ancora giovane.
Un vino proposto come un Super Sannio che possa trainare ed incoraggiare i viticoltori a produrre vini di territorio, che parlino su tavole internazionali con orgoglio delle proprie origini, come fa questo vino, che fin dal nome ricorda le sue radici BAR(bera)E AGLIA(nico).