di Alessia Canarino
Giorni di quarantena ed isolamento, con la mente alle scampagnate primaverili, ma seduti in poltrona, divisi tra la frustrazione dell’isolamento e l’opportunità che questo stesso ci offre. Bene, se anche le scorte di vino sono terminate, potrebbe essere questa l’occasione per solleticare il palato, esplorando piccole produzioni vinicole (tramite il loro sito e i social, ovviamente…) e conoscere quei prodotti che non li hanno resi famosi, ma completano la gamma, dando spazio alle eredità culturali di un determinato territorio. Parliamo di distillati, liquorosi, infusi che spesso si trovano ai margini dei listini, con prezzi decisamente non competitivi, ma che celano un’ambizione, un sogno, forse l’essenza più libera del vigneron.
In Irpinia, questi prodotti, a latere della gamma principale, sono ormai abbastanza diffusi, cominciando con i passiti, in particolare di Fiano, che ben si presta ad un naturale processo di disidratazione, ma, con il tempo, si sono fatti strada vini fortificati ed infusi degni di nota. Eccone solo alcuni, nel panorama vinicolo di questa regione, ciascuno rappresentativo di un singolo areale DOCG della provincia di Avellino.
AREALE DEL GRECO DI TUFO
In uno degli otto comuni del Greco di Tufo, precisamente a Santa Paolina, troviamo la cantina Bambinuto, una piccola realtà che ha reso Marilena, la proprietaria, una delle migliori esponenti di questo vino, supportata in vigna ed in cantina dall’enologo Vincenzo Mercurio. E’ proprio dal vino base di Greco che nasce un particolarissimo distillato, il Grecò. Marilena, amante degli alcolici morbidi, sperimenta una distillazione del vino Greco, a cui, però, in prima istanza, mancava ancora un tocco di originalità, quel quid, che rendesse il distillato degno di nota. In effetti, la scintilla scatta da un’intuizione geniale, ovvero unire al distillato di Greco, il distillato di mela cotogna, una varietà locale, di scarso appeal commerciale e poco piacevole se mangiata tal quale ( si presta bene infatti alle preparazioni in cucina) da alberi spontanei, che crescono nelle sue vigne di Greco.
Non è stato facile trovare l’equilibrio giusto: la buccia della mela, la fermentazione spontanea del frutto, la resa in distillazione… dopo numerose prove, nel 2011 nasce Grecò, distillato di greco e mela cotogna, prodotto in 100-150 bottiglie in media l’anno – la quantità dipende dall’annata delle mele cotogne – e destinate solo alla vendita a privati. (euro 27,00 – bottiglia da 0,50, alc. 40%)
Rimanendo sempre a Santa Paolina, con Marilena,scopriamo anche l’Autem (dal latino, al contrario), la risposta irpina al Barolo chinato, perché l’Autem è proprio un Aglianico arricchito da spezie, tra cui la china. La base del vino rosso, infatti, dopo la fortificazione con alcol, rimane in infusione con quindici spezie locali, oltre la china, il cui dosaggio non è stato affatto semplice.
I tannini dell’Aglianico e l’amaro della china non sono stati un connubio di facile intuizione. “Ma ci sono riusciti i piemontesi con il Barolo, perché non gli irpini con l’Aglianico” ,è la risposta temeraria di Marilena. Così nel 2016 furono prodotti per la prima volta solo 400 litri di questo vino liquoroso complesso e aromatico, da assaggiare con un cioccolatino al 75% di cacao. (euro 22,00 – bottiglia da 0,50 – 20%)
AREALE DEL FIANO DI AVELLINO
Candida è assurta a sottozona di grande espressione del Fiano di Avellino, vuoi per le vigne su pendii scoscesi, vuoi per i terreni calcarei, appunto “candidi” ed uno degli esponenti di spicco è, certamente, Gerardo Contrada, famiglia storica di vignaioli, che proprio da Fiano, nel 2016, ha lanciato il suo “Ammarì”, un amaro femminile e piacevolissimo.
Una base Fiano, dalle sue splendide vigne che circondano la tenuta, che viene arricchita da un’infusione idro alcolica e trentadue erbe, radici e fiori (difficile conoscerne la varietà: la ricetta viene tenuta gelosamente segreta). Dopo l’infusione di 40 giorni e la filtrazione, le pochissime bottiglie sono messe sul mercato, per essere gustate ghiacciate. E’ questa la raccomandazione di Gerardo, che mentre racconta del suo Ammarì, ci tiene a sottolineare il gioco di parole nel nome di questo digestivo: una dedica alla madre, Maria, ma al tempo stesso un “amaro”.
Una valida ed irpina alternativa al più diffuso limoncello. (euro 15,00 – bottiglia da 0,70 ml – 32%)
AREALE DEL TAURASI
Che i fratelli Romano, dell’azienda Antico Castello, a San Mango sul Calore, fossero poliedrici e vivaci, l’avevamo già compreso da tempo, con la loro scelta di rinunciare alle DOCG, pur di rimanere fedeli ad un territorio che ne è fuori, ma anche con la scelta di affiancare ai proprio vini una serie di confetture, tra cui quella del fico bianco di San Mango.
La loro originalità ha trovato piena espressione con l’Amarenico, non un distillato, non un fortificato, ma un ibrido, un vino –liquore, che ricorda il ratafià, pur imponendosi con la sua personalissima interpretazione delle amarene e dell’Aglianico (da cui, appunto, il nome). La base è il vino Aglianico, ma di quello destinato alla produzione del Taurasi, che già ha un grado alcolico del 14% ed un passaggio in botte di rovere. Segue una macerazione in serbatoio di acciaio con foglie di amarena ( di proprietà della famiglia, naturalmente) raccolte a giugno, ovvero nel periodo di massimo vigore di questa pianta da frutto. Ed infine l’aggiunta di alcol e di una buona quantità di zucchero, per esaltare il profumo che le foglie di amarena hanno lasciato in infusione, ma anche per stemperare la ruvidezza dei tannini dell’Aglianico.
Da godere con una crostata, magari proprio alla confettura di amarene o di fico bianco di San Mango. Solo mille bottiglie ogni anno, dal 2007. (euro 25,00 – formato 0,50 – 27% alc)