di Patrizia Pittia
Il territorio vitivinicolo irpino è da sempre vocato alla produzione di vini di gran pregio. E’ una zona ben delimitata, mista montuosa e collinare nell’entroterra campano in provincia di Avellino, caratterizzata da suoli argillosi-calcarei di origine vulcanica, corsi d’acqua, laghi, boschi e tanto verde. L’altitudine media di è 800 metri s.l.m. Qui prevale un clima con forti escursioni termiche. Tutto questo per raccontarvi il “sogno di una vita” attraverso il tour de Le Donne del Vino in Campania:
A Quintodecimo nulla è lasciato al caso. L’ordine maniacale ed un occhio alla bellezza si notano subito: le vigne gioiello ordinatissime, su ogni capintesta piante di rose colorate. Dopo un breve percorso in salita arriviamo sulla collina dove si erge il maestoso Domain stile francese con torretta di avvistamento. Un’altra vigna degrada verso la valle sottostante. Il Professor Luigi Moio ci accoglie assieme alla moglie Laura, e inizia a raccontare un progetto di vita nato nel 2001.
Il vino è proprio nel suo Dna: cresciuto in una famiglia che lo produce da generazioni, dopo il diploma alla scuola enologica di Avellino e la laurea di scienze agrarie a Portici, un post dottorato di ricerca di biochimica degli alimenti lo porta a Digione in Borgogna nel laboratorio degli aromi e analisi sensoriali. Dopo cinque anni di studi rientra in Italia per coordinare, alla facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, un gruppo di studiosi sulle ricerche acquisite in Francia. Gli anni trascorsi in Borgogna gli fanno scoprire la bellezza del vino, il rispetto e la cura puntigliosa dell’uva e delle vigne. Nasce la voglia di realizzare tutto ciò che aveva raccontato nelle aule scolastiche e di fare soprattutto quello che aveva sempre sognato: creare una propria azienda. La scelta di Mirabella Eclano non è casuale: si trova infatti nell’areale del Taurasi Docg dove si coltiva l’Aglianico. Le vigne circondano la casa e, sotto, la cantina interrata. Il sogno si avvera grazie alla grande passione di Laura che asseconda il professore: lui è il creativo, lei l’anima. La viticoltura si sviluppata favorita da altitudini e escursioni termiche rilevanti che giovano alla lenta maturazione dell’uva: si ottengono così grandi vini che sono l’espressione dei Cru di origine.
I bianchi: il Fiano nell’areale di Lapio, il Greco a Tufo e la Falanghina a Mirabella, i vini tutti da monovitigno. La mission: realizzare dei vini vigna, una viticoltura rispettosa del terreno con uva perfettamente integra dove tutti i componenti sono in equilibrio e in perfetta armonia.
Ascoltare Luigi Moio è un piacere. Esprime concetti importanti in modo semplice e naturale. Il figlio Michele ci accompagna nella cantina che si trova esattamente trenta gradini sotto l’abitazione. E’ stata creata in funzione del processo di trasformazione curando i minimi particolari, i silos in acciaio inseriti in un pavimento bicolore: maioliche gialle per il percorso dei vini bianchi e color vinaccia per i vini rossi. La bottaia con le barriques borgognone da 228 litri. Per lo stoccaggio le bottiglie vengono incartate singolarmente e conservate in pregiati contenitori di legno. Una parte della cantina è destinata all’archivio delle vecchie annate e un caveau custodisce etichette francesi di papà Michele e delle aziende da lui curate. La sala degustazione sopra la cantina con le ampie vetrate offre una vista mozzafiato sui vigneti. Luigi Moio , oltre a essere professore ordinario di enologia presso il dipartimento di Agraria all’Università Federico II di Napoli, dallo scorso anno è Presidente dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino con sede a Parigi), autore di molte pubblicazioni scientifiche, nonché scrittore di successo. Ma non tutti sanno che ama dipingere Van Gogh, suonare la chitarra e cantare i testi di Fabrizio de Andrè e Pierangelo Bertoli.
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Fra i vini degustati, apprezziamo il Giallo d’Arles 2021 – Greco di Tufo in purezza: (il colore preferito di Van Gogh durante il periodo trascorso ad Arles in Provenza).
La fermentazione delle uve avviene per il 70% in acciaio e il 30% in barrique, un’interessante interpretazione del Greco a Tufo: giallo intenso, sentori di pesca bianca e mela, fiori e erbe di campo; al sorso intensità gusto-olfattiva, fresco, sapido e grande mineralità, molto equilibrato, elegante e raffinato.
Continuiamo il tour enoico in Irpinia, direzione Tenuta Cavalier Pepe nel comune di Luogosano per raccontarvi una storia incredibile.
Milena ci accoglie in un’atmosfera suggestiva e incantevole nel parco dell’azienda, per l’occasione attrezzato per un piacevole light lunch. Lei è bionda, occhi azzurri, un sorriso contagioso e una erre moscia che conquista: nasce a Bruxelles da madre belga e papà Angelo, impegnato nella ristorazione. Le estati trascorse in Italia la portano a ritrovare le radici italiane e quando il papà, una ventina di anni fa, decide di investire in Irpinia, ristrutturando i vigneti di famiglia, lei lo asseconda: con volontà e passione inizia un percorso di studi che la porteranno a gestire l’azienda di famiglia. In Borgogna si diploma in viticoltura ed enologia e dopo diverse esperienze in aziende vitivinicole, nel 2005 è pronta per gestire l’azienda di famiglia dove si occupa praticamente di tutto in prima persona: dall’amministrazione, alla vigna e la cantina. Fondamentale per Milena il concetto di terroir e della valorizzazione degli autoctoni: Aglianico, Coda di Volpe, Fiano e Greco di Tufo, vini che mettano in risalto le migliori caratteristiche gustative dell’Irpinia vitivinicola. La mission è una viticoltura sostenibile per salvaguardare l’ambiente.
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Degustiamo fra gli altri il Taurasi Opera Mia DOCG 2015: Aglianico in purezza, allevato a 450 metri s.l.m., uve selezionate e raccolte a piena maturazione, una ventina di giorni di macerazione, dopo la fermentazione, affinamento di 12 mesi in barrique di rovere francese, seguono 24 mesi in cemento e lungo affinamento in bottiglia. Al naso intensi profumi di amarena sotto spirito e mirtillo, note di humus, spezie dolci e cioccolato; al sorso avvolgente e complesso, con ritorno delle spezie, tannino ben integrato, grande persistenza gusto-olfattiva. Un rosso non solo da abbinamento ma anche da meditazione.
Milena oltre a essere una produttrice è anche moglie e mamma: conciliare lavoro e affetti, può farlo solo una grande donna!
Il nostro tour prosegue con altre donne del vino.
La cantina di Terredora si trova nell’area più montuosa dell’Irpinia, a Montefusco in contrada Serra un piccolo borgo, a 800 metri s.l.m. Qui ci accompagna Daniela Mastroberardino che gestisce l’azienda assieme al fratello Paolo e papà Walter dal 1994, anno in cui decisero di uscire dalla storica famiglia per iniziare una nuova avventura nel mondo del vino. La famiglia Mastroberardino è stata protagonista del rinascimento vitivinicolo della Campania, paladina nel voler custodire i vitigni autoctoni salvandoli dall’estinzione. Ad accoglierci c’è la settima generazione: le sorelle Giulia e Doriana figlie di Paolo, la prima laureata in economia aziendale e la seconda enologa. Entriamo nella moderna cantina, circondate dai tantissimi barrique inseriti nei diversi piani. Gli ettari vitati sono 200 nel cuore delle tre Docg: Fiano, Greco e Taurasi. L’azienda produce una vasta gamma di vini che vanno dalle grandi riserve alle selezioni e ai classici esprimendo al massimo le caratteristiche del territorio: un connubio di innovazione e tradizione con una ricerca continua.
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Assaggiamo fra gli altri il Fiano di Avellino DOCG 2021: vendemmia tardiva di uve selezionate, vinificazione con fermentazione in barrique per alcuni mesi sui lieviti, segue affinamento in bottiglia per 24 mesi. Giallo dorato con intensi profumi di frutta matura e fiori gialli, note mielate, al sorso complesso ed elegante, fresca mineralità , da evoluzione.