(WP) In un periodo di grandi difficoltà per tutto il settore della ristorazione, abbiamo deciso di proporre una serie di articoli utili a chi, nonostante la crisi indotta dalla pandemia, coraggiosamente riesce ad andare avanti nella sua attività, rispettando le norme di sicurezza, ma anche ai numerosi clienti potenziali dei locali che non rinunciano a voler mangiare bene fuori casa.
Vi raccontiamo con piacere di un luogo senza tempo, ubicato nel cuore dell’antica Roma papalina, pur non trovandosi esattamente al Vaticano. Siamo a metà strada fra il Cupolone di Piazza San Pietro e la scalinata di Trinità dè Monti.
Chiaramente ispirato alla famosa pellicola “Il Marchese del Grillo” con Alberto Sordi, il locale è in via di Ripetta vicino all’Ara Pacis Augustea, crocevia e punto di ritrovo per romani e turisti (quando sarà possibile tornare a viaggiare). Collocato al piano terra di un palazzo settecentesco, “Il Marchese” si nota subito per le vetrine a vista dalle quali è possibili scorgere i commensali all’interno del locale. Una volta entrati, catturano subito l’attenzione gli alti soffitti, i saloni finemente arredati, i giochi di luce. Si alternano tavoli e sedie in legno, pareti antichizzate e banconi in marmo, stucchi eleganti, piante verdi e lampadari in ottone.
Al centro del locale campeggiano la cucina a vista e il bancone bar con top in marmo di Carrara.
“Il Marchese” si autodefinisce “osteria, mercato, liquori”, ma secondo noi è “ristorante, cocktail bar, confort zone enogastronomica” di tutto rispetto. Perciò, se avete voglia di rilassarvi e farvi coccolare da piatti gustosi e vini non banali, è una buona scelta.
Il locale nasce due anni fa dall’idea un po’ folle di Davide Solari e Lorenzo Renzi, amici d’infanzia prima che soci, con esperienze all’Art Cafè (nel 2001) e poi a Ostia e Fregene. I due imprenditori volevano un luogo che accogliesse i sogni di chiunque vi entrasse. Obiettivo – secondo noi – pienamente raggiunto.
Il risultato è un luogo dove si incontrano idealmente le due anime di Roma: quella verace, carbonara dell’epoca Ottocentesca con l’altra più nobile e raffinata. Due anime che trovano compiutezza nella proposta gastronomica e nell’ambiente in cui si viene accolti.
Lo chef, anzi il “cuoco”, come lui stesso chiede di essere definito, è Daniele Roppo, un giovane romano che sa inventare rispettando la materia prima locale. Un passato nel rugby, oggi non esita a “sporcarsi” le mani fra pentole e fornelli, forte delle precedenti esperienze a Stazione Posta e con Arcangelo Dandini. Della sua cucina abbiamo apprezzato i sapori finali nitidi, rispettosi degli ingredienti, che risultano piacevolmente intensi, senza mai esagerare. Gusto e leggerezza nel segno della tradizione delle antiche osterie romane con un pizzico di innovazione.
Dell’ampio e variegato menu abbiamo provato e apprezzato:
le crocchette di baccalà mantecate alla catalana, adagiate su un roux di latte e patate e crema di ceci al rosmarino;
un delicato tonno croccante su soia caramellata e maionese agli agrumi;
deliziosi ed equilibrati i ravioli ripieni di ricotta e cannella con ragù;
gnocchi alla romana con sugo del giorno dal sapore avvolgente e deciso con una spolverata di parmigiano invecchiato 30 mesi;
Se preferite, non mancano i primi della tradizione romana: ajo ojo e peperoncino, carbonara, matriciana, gricia e cacio & pepe.
Fra i secondi consigliamo le classiche polpette al sugo con parmigiano 30 mesi; la tagliata di manzo con sale al vino rosso; il polpo con friggitelli, soia e semi. Ma la scelta è più ampia.
Fra i dessert, la scelta è caduta sul Tiramisù al pistacchio, delicato e morbido, una nuvola che si scioglie in bocca, e sul Fondente di cioccolato e lamponi, avvolgente e raffinato.
In definitiva, un menu non esagerato, in linea con la tradizione locale con qualche coraggiosa innovazione. Una nota di merito per la scelta della materia prima che predilige prodotti a chilometro zero o dalle regioni vicine: uno per tutti, il guanciale di Re Norcino (Ascoli Piceno), garanzia assoluta di qualità, o il baccalà pescato all’amo.
Misurata e rappresentativa di tutte le regioni italiane, la scelta dei vini, alcuni disponibili anche al calice.
I prezzi sono corretti e nella media.
Un altro dei punti di forza del locale, particolarmente apprezzato (specie dalle new generation) è il cocktail bar dove Fabrizio Valeriani (ex di Casina Valadier) propone una vasta gamma di mixology: dagli Spritz ai Negroni per finire con i cocktail targati “Il Marchese”. Tutti i drink sono proposti senza proteine animali all’interno: banditi perciò albume d’uovo e latte vaccino. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Perciò, se vi trovate a passare per Roma, fra Lungotevere e Piazza di Spagna, consigliamo una puntatina a “Il Marchese”.
Il Marchese, via di Ripetta 162 Roma