(U.G.) Cosa possono avere in comune i tessuti in seta e il vino? Risposta che viene spontanea: la “texture”, termine che in inglese significa struttura o tessitura mentre in italiano è tradotto più propriamente come “trama”, usato per indicare strutture microscopiche di fluidi e solidi, osservabili soltanto in particolari condizioni (vedi Dizionario Treccani).
Un’azienda vinicola che è una trama – anche nel senso di intreccio, di storia, di saga familiare – come quella ultrasecolare degli Alois, famiglia di origine longobarda trapiantata in terra di Campania, principalmente nella provincia di Caserta.
Nota fin dai tempi dei Borboni per l’antica manifattura serica Alois di San Leucio, che ha fornito tessuti di gran pregio alle stanze della Casa Bianca, del Vaticano e del Quirinale, nel 1992 un ramo della famiglia guidato da Michele Alois decise di iniziare le prime microvinificazioni di nove vitigni autoctoni nel territorio di Pontelatone. Di fatto avveniva così una fondamentale diversificazione delle attività produttive, ma in concreto era un ritorno alle antiche attività contadine degli avi degli Alois, già praticate in Campania fin dal XVI Secolo.
Un’avventura che inizia circa 30 anni fa con 9 ettari di vigneto (oggi sono una trentina inclusi 16 ettari in affitto) e dall’antica cantina dell’800 oggi affiancata da una struttura più moderna. Il motore di tutto è Michele, uomo dai lineamenti forti e dalle idee chiare. Si è dedicato al lavoro in vigna e in cantina senza tentennamenti e con tutta la tenacia che lo contraddistingue. Oggi che ha superato gli 80 anni, è pienamente attivo, potendo contare sulla competenza enologica e la dedizione del figlio Massimo, fedele successore del suo operato di viticoltore. Ad affiancare Massimo c’è la moglie Talita De Rosa che cura puntigliosamente tutta la comunicazione aziendale.
Detto della storia familiare che porta ai nostri giorni, la famiglia Alois si è sempre contraddistinta per la splendida capacità di accoglienza degli ospiti, di ogni tipo e genere di competenza: dai turisti del vino della domenica in cerca di emozioni diverse ai più competenti ed esigenti wine lover. Massimo e Talita sono persone generose ma anche avvedute e lungimiranti. L’ho sperimentato di persona.
Il credo inderogabile degli Alois, in viticoltura, è quello di aver sempre puntato e continuare a puntare sui vitigni autoctoni. Casavecchia, Aglianico, Falanghina, ma soprattutto Pallagrello rosso e bianco. Qui mi piace raccontarvi due tipologie di Pallagrello bianco, uva autoctona che rischiava di scomparire, poi riscoperta e valorizzata da un manipolo di viticoltori. Gli Alois sono fra i capofila.
Massimo Alois, da due anni porta avanti il progetto dei carotaggi e studio dei suoli con il professor Maurizio Boselli, ordinario di viticoltura all’Università di Verona. Il tutto è stato realizzato con l’ aiuto di Giovanni Piccirillo, Alessandro Fiorillo, la pedologa Carla Scotti e il centro analisi Isvea. E con la collaborazione di quattro Università: Napoli, Bologna, Torino, Verona, Padova, Trento. Sono stati raccolti e studiati 30 suoli diversi in tutto l’Alto Casertano.
Il primo, in ordine di nascita e ideazione, è il Caiatì, da Pallagrello bianco in purezza. Io ho assaggiato l’annata 2019, denominazione Bianco Igt Terre del Volturno.
Il nome Pallagrello deriva dalla caratteristica forma del tralcio di quest’uva, a forma di palla. Il vigneto da cui proviene si trova in zona Casalicchio, nelle colline dell’Alto Casertano, a 280 metri di altitudine, su terreni calcarei. Caiatì è un’abbreviazione dei “Caiatini”, i monti della zona.
La fermentazione avviene per il 50% in acciaio per 30 giorni, per l’altro 50% sulle fecce fini in legno per 90 giorni. Dopo la fermentazione malolattica, segue l’affinamento in bottiglia per 3-4 mesi.
Il Pallagrello bianco, grazie anche ai terreni, è un vino prettamente sapido, “contadino” ma con dei quarti di nobiltà. Esprime la ricchezza del frutto bianco, del pompelmo, del melone, arricchita da vivaci note di mandorla conferite dal passaggio in legno, con vivaci nuances di cedro e mela verde. Si assapora succoso, vivace, col suo sorso circolare ai confini della salinità.
Ricordando che al “progetto Morrone” ha lavorato l’enologo Carmine Valentino, anch’egli autoctono (da circa un mese in Alois sono subentrati Alessandro Fiorillo e Giovanni Piccirillo, giovani allievi del professor Luigi Moio), passo a descrivervi la versione più evoluta del Pallagrello bianco: il Morrone – Bianco Igt Terre del Volturno 2018.
Anche se è l’ultimo nato, gli Alois lo hanno eletto bianco di punta aziendale. Di fatto un vero e proprio Cru. Il nome Morrone deriva dalla vigna di un solo ettaro sulla quale crescono le uve Pallagrello: una vigna relativamente giovane ma di grande potenzialità: è stata impiantata nei primi anni 2000, a 300 metri s.l.m, sui Monti Trebulani. Anche in questo caso i terreni sono di natura calcarea.
Il procedimento di vinificazione consiste nella maturazione in acciaio per l’85% e per il restante 15% in barrique non nuove per 10 mesi. Segue poi ancora un anno di affinamento in bottiglia prima di uscire dalla cantina. Una gestazione più lunga rispetto al cugino Caiatì.
Giallo dorato nel calice, i profumi sono complessi e mai sfacciati: dopo qualche minuto si esprimono con sempre maggior convinzione. Ecco perciò l’anice, il mandarino, il limone, ma anche la matrice di tufo e la componente gessosa. Affiorano la salvia, il timo, la ginestra, il cedro, la mandorla fresca, ben posizionati su un evidente sfondo balsamico. In bocca si presenta morbido ma deciso: spiccano la sapidità e una buona freschezza, in un sorso appagante, non muscolare, elegante, equilibrato. Solo 3.000 bottiglie prodotte. Un vino che si accompagna bene a fritture miste di pesce ma anche a piatti elaborati con carni bianche.
Solo bianchi, direte voi? Anche i rossi come il Trebulanum (da uve Casavecchia in purezza, anche in versione Riserva) e il Cunto (da Pallagrello nero) sono di gran classe della cantina Alois, giusta espressione dei vitigni autoctoni dell’Alto Casertano. Oggi però ho voluto raccontarvi due diverse “facce” del Pallagrello bianco: texture diverse di grande finezza che riportano alla seta di inizio articolo.
Fattoria Alois
via Ragazzano, località Audelino – Pontelatone (Caserta) – Tel. + 39 0823 – 876710
www.vinialois.it/