(U.G.) Il mio primo ricordo del Cavalier Giuseppe Benanti è relativamente recente: aprile 2011, una cena per i giornalisti italiani e stranieri nel grande salone della storica villa di famiglia, in via Garibaldi, a Viagrande, piccolo paese etneo che si incontra iniziando a salire per il vulcano. Era la mia prima partecipazione a Sicilia en primeur e il mio sesto senso mi aveva detto di scegliere proprio il tour dell’Etna. Dell’azienda vinicola Benanti conoscevo la fama e solo qualche bottiglia assaggiata ai corsi AIS: perciò la mia curiosità era davvero grande.
Era una serata umida e piovosa, sembrava autunno piuttosto che primavera inoltrata, e fu proprio il cavalier Benanti ad accoglierci davanti al portone del caseggiato. Mi colpì la sua gentilezza, da perfetto galantuomo del Sud. Era lì, con l’ombrello aperto, ad accogliere in particolare le colleghe, attento a non farle bagnare, finendo persino a scusarsi per quelle condizioni meteo “che non dipendevano” da lui. Mentre a noi maschi si rivolgeva con un deferente “dottore”, se era la prima volta che ci vedeva.
Una serata ricca di calore umano, luminosa gastronomia tipica e ovviamente tutte le etichette in degustazione della produzione Benanti. Col suo fare istrionico, vivace e mai eccessivo, decisamente socializzante, Giuseppe Benanti non si limitò a raccontare la storia e l’evoluzione della sua azienda di famiglia, spiegandoci le origini, i cambiamenti di rotta, la scelta degli enologi e degli altri collaboratori, ma ci fornì anche un panorama completo dello status della vitivinicoltura etnea, parlando sempre e solo in positivo dei colleghi produttori. Inutile aggiungere che degustare gli eccellenti vini Benanti, a cena, a tu per tu con il produttore – con quel produttore così “pirotecnico” (come il vulcano!) – fu per me un’esperienza unica e indimenticabile.
Famiglia di antiche origini bolognesi, i Benanti hanno sempre avuto il pallino di fare le cose per bene, con la massima attenzione per i dettagli. Il cavalier Giuseppe, in particolare, dall’originaria professione di imprenditore farmaceutico, nel 1988 ha deciso di puntare tutto sulla valorizzazione della viticoltura etnea. E lo ha fatto, negli anni e nei decenni, guardando sempre lontano, servendosi di collaboratori scelti fra i migliori: enologi piemontesi, francesi, friulani e anche autoctoni (come si suol dire), creando quel mix virtuoso che ha proiettato e trainato i vini dell’Etna verso un’ascesa che sicuramente non si è ancora fermata.
Va attribuita anche a lui e alla sua famiglia la scelta di introdurre l’indicazione delle contrade nell’etichetta dei migliori vini etnei.
L’altro ricordo nitido è legato a un’edizione più recente di Sicilia en primeur, quella di Giarre, a Radicepura della famiglia Faro (viticoltori con Pietradolce). Al convegno inaugurale, Benanti sorprese tutti i presenti quando chiese la parola per salire sul palco e dare lui personalmente (a tutti noi giornalisti) la notizia dell’arrivo del viticoltore Gaja sull’Etna. “E’ un bel giorno per il futuro dei nostri vini, è un ottimo segno”, disse convinto. Tutti in platea applaudirono. Anche noi giornalisti che quella news commentavamo già da qualche ora. Ma tutti battemmo le mani, ammirati per l’annuncio che. così, grazie a lui, ebbe un ulteriore “imprimatur” di assoluta certezza.
L’ultimo ricordo personale che ho di lui è dell’agosto 2019 quando, visitando di nuovo l’azienda, venne a salutarci durante le degustazioni di alcuni vini con un suo collaboratore, nel solito salone della villa. Sempre sorridente, premuroso, affettuoso. Già, di fatto, la conduzione aziendale era passata nelle mani dei figli. Ci sono state tante altre occasioni d’incontro negli anni con il pioniere del vino etneo, scomparso oggi all’età di 78 anni.
Posso affermare, con certezza: a tutti coloro che mi chiedono il nome di un produttore a cui associare i vini dell’Etna, io rispondo sempre, senza esitazioni: Benanti, il Cavalier Giuseppe Benanti. Benanti-Vini dell’Etna è un binomio inscindibile. E’ lui l’autentico pioniere, è lui che almeno 25 anni fa aveva visto lontano, puntando sulla qualità assoluta per i vini del vulcano. E’ vero, ci sono stati anche altri (De Grazia, Franchetti, anch’egli scomparso troppo presto), ma a – mio parere – è stato soprattutto Giuseppe Benanti l’autore dello “Stil Novo” nella viticoltura etnea.
Condoglianze sentite e un forte abbraccio da noi di WiningPress ad Antonio e Salvino Benanti, alla famiglia, a tutti i collaboratori della Vinicola Benanti