(U.G) E’ un caldo giorno di agosto del 2011 quando, dopo aver sbagliato strada più volte, e dopo aver chiesto ulteriori informazioni via telefono, incontro il professore del vino calabrese. Lui, capelli candidi e curati, viso abbronzato da contadino autentico, polo rossa e aspetto giovanile, mi aspetta al cancello della tenuta Rosaneti, in quel di Rocca di Neto, comune limitrofo a Cirò Marina, provincia di Crotone.
Lui è Nicodemo Librandi, raffinato nei tratti e nei modi, l’uomo che insieme al fratello Antonino ha fatto conoscere nel mondo il vino calabrese. Saliamo a bordo del suo fuoristrada e in pochi minuti ci inerpichiamo sulla collina che domina un vigneto dalla foggia stranissima. Io, per la verità, non ne avevo mai visto uno simile. E’ a forma di spirale, curatissimo: visto dall’alto sembra delineato col compasso. E pare sia andata proprio così. Mentre siamo in auto, tutte le figure umane che incontriamo per strada, operatori della vigna e semplici conoscenti, lo salutano premurosi: “Buongiorno Professore”. “I miei omaggi Professore”.
Perché Nicodemo Librandi è stato professore vero: insegnava matematica nelle scuole di Cirò finché un bel giorno (per la viticoltura, non solo calabrese) decise di abbandonare il settore dell’istruzione per dedicarsi completamente – insieme al fratello Antonino – alle terre di famiglia. Il suo chiodo fisso è sempre stato quello di fare il vino puntando sulla valorizzazione dei vitigni calabresi senza trascurare il potenziale delle uve internazionale.
Così, negli ultimi 30 anni, Antonino (scomparso nell’ottobre 2012) e Nicodemo, hanno messo su un’azienda vitivinicola che ha saputo unire al meglio quantità e grande qualità media di tutti i prodotti: per me, come per molti era inevitabile scrivere Librandi e leggere Calabria del vino.
Quel giorno di agosto di 12 anni fa con lui si è parlato tanto del Gaglioppo, del Cirò classico, del nuovo disciplinare della Doc, delle nuove sperimentazioni su tutti i vitigni autoctoni calabresi pienamente operative in quel vigneto a “spirale magica”, ideato insieme al wine maker piemontese Donato Lanati. Qui sono tuttora coltivate oltre 250 varietà di vitigni autoctoni e non.
Oggi Nicodemo Librandi, professore della viticoltura calabrese, è mancato all’affetto dei suo cari dopo una lunga malattia. Aveva 78 anni. Cirotano purosangue, ha dato lustro incessantemente ai vini della sua terra natale e gliene va dato pieno merito.
Lo scorso maggio l’Università di Cosenza gli aveva conferito il dottorato di ricerca honoris causa in Scienze agrarie, alimentari e forestali per meriti acquisiti e per le competenze maturate nel settore della vitivinicoltura. Fra l’altro ha contribuito all’approvazione del testo Unico sul Vino approvato dalla Camera dei Deputati.
Uomo di larghe vedute, nel 2008 aveva ispirato e fondato un’associazione di viticoltori denominata Euvite che raggruppa cinque aziende calabresi.
Io lo ricordo come un vero signore d’altri tempi, un imprenditore lungimirante dal cuore generoso e dall’animo gentile, un autentico ambasciatore dei vini calabresi.
E mi permetto di ricordare ancora quel giorno di agosto di 11 anni fa. Mi ha davvero emozionato un aspetto della visita che ho avuto la fortuna di fare insieme a lui: nonostante la vastità delle sue terre, conosceva e dava praticamente del “tu” ad ogni filare, come se fossero davvero tutti figli suoi.
Le condoglianze di tutti noi di WiningPress alla famiglia Librandi e in particolare alla moglie Enza e ai figli Paolo e Raffaele.