(U.G.) Stile, rinnovamento, orgoglio. Tre parole d’ordine per dare il giusto merito ai vini del Lazio. Perché “Vinea Domini” non è solo un nome nuovo o uno slogan azzeccato, ma è autentica ricerca enologica che si concretizza in una serie di etichette destinate agli hotel, ai ristoranti, agli appassionati del vino, in una sigla nota, al canale horeca.
Proprietaria del marchio e ideatrice della nuova linea di bottiglie è la cooperativa Gotto d’Oro di Marino, fondata nel 1945, che conta 200 soci.
Le uve destinate ai vini di Vinea Domini nascono da vigneti selezionati, differenti da quelli destinati alla tradizionale produzione di Gotto d’Oro. Tutte vigne impiantate dai soci della cooperativa sotto la supervisione dell’enologo e consulente Paolo Peira. Lui ha un suo credo e lo ha espresso nel corso della presentazione ufficiale di Vinea Domini: lentezza nell’invecchiamento dei vini e perfetta corrispondenza di ogni vino al varietale di origine. Ci sarà riuscito? Vedremo dopo la degustazione.
L’idea è nata nel 2005, subito dopo l’elezione di Benedetto XVI al soglio papale. Nel discorso di insediamento Joseph Ratzinger annunciò di sentirsi “umile operaio nella vigna del Signore”. In latino “vigna del Signore” è “Vinea Domini”.
E’ un progetto questo che si rinnova alimenta di continuo. Ad oggi i vini di Vinea Domini sono dodici: sei da vitigni autoctoni, sei da internazionali.
Siamo nel 2005 quando alcuni soci di Gotto d’Oro decidono di impiantare cloni selezionati di vitigni internazionali a bacca bianca come Chardonnay, Sauvignon, Petiti Verdot, Viognier. I rossi Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah arrivano dopo. Proprio per essere più che sicuri dei risultati ottenuti, i vini Vinea Domini sono rimasti per anni una sperimentazione interna alla Cooperativa che ha visto la luce, ufficialmente, nel 2018. Di anno in anno la linea si è arricchita di altre etichette, incluse le Doc e le Docg locali. Se Gotto d’Oro produce circa 8 milioni di bottiglie destinate alla Gdo, Vinea Domini è una linea di produzione limitata a 40-50 mila bottiglie.
Le potenzialità del territorio laziale ci sono tutte e vanno sfruttate per il loro valore. Non dimentichiamo che l’intera l’area dei castelli Romani è di origine vulcanica e i suoli sono in parte calcareo-argillosi, ricchi di minerali. Con rese ridotte, maggiore cura dei terreni, vendemmia manuale e attenzione in tutte le fasi della vinificazione, i vini di queste terre possono e devono essere di qualità superiore.
Luigi Caporicci, Presidente di Gotto d’Oro, ne è convinto: “Il nostro inizio con questa linea di eccellenza è stato con gli internazionali perché, grazie alla particolarità dei nostri suoli, volevamo fare qualcosa di qualità paragonabile ai vini francesi. Siamo fiduciosi nei risultati. Siamo anche orgogliosi dei nostri autoctoni, come la Malvasia del Lazio, il Cesanese del Piglio o il Frascati”.
E’ il corso in azienda un profondo rinnovamento dell’immagine aziendale che interessa non solo le etichette “Vinea Domini” ma anche quelli dell’altra nuova Linea Settantacinque75, griffate Gotto d’Oro, commemorativa del 75esimo di fondazione della Cooperativa che doveva essere festeggiato l’anno scorso e che poi, per i noti motivi, è stata rinviata.
Un’attività di rinnovo, promozione e miglioramento qualitativo di tutta l’immagine aziendale che va dal Gotto d’Oro a Vinea Domini e a Linea75, con etichette e bottiglie più sostenibili, ideata e coordinata dall’eclettica Ilaria Palumbo, direttrice qualità della cooperativa, insieme alla export manager Aurore De Koning, mentre Claudia Casula è la responsabile social e web marketing. Come potete constatare, un’azienda fortemente connotata al femminile. E ci voleva finalmente!
Il racconto dei 12 vini di Vinea Domini, assaggiati nel corso della presentazione ufficiale.
Friccicore Bianco Igt Lazio 2020
Malvasia del Lazio (o Puntinata)
Mostra un’essenza fruttata nitida, di banana, mandarino e fiori di arancio. In bocca snello, di buona freschezza e un pizzico di sapidità. Solletica lievemente il palato ma non è frizzante. Svolge alla perfezione il suo compito di vino da aperitivo.
Frascati Superiore Docg 2020
Malvasia di Candia, Malvasia Puntinata, Trebbiano Toscano, Greco
Piante selezionate di 35-40 anni, dai vigneti selezionati nel territorio, com’è nella filosofia annunciata da Peira. Nel calice oscilla fra mela verde, timo, salvia e pepe bianco, mantenendo quella matrice lievemente fumé propria dei suoli da cui nasce. Si esprime morbido, sapido, fresco, con un lieve ammandorlato e una nota di agrume nel finale. Un Frascati Superiore di personalità che non si tira indietro.
Roma Doc Bianco 2020
Malvasia Puntinata 60%, Bombino 40%
Ci piace questo blend di uve tipiche bianche del Lazio. Dalla Malvasia Puntinata (varietà semiaromatica) al Bombino che – secondo noi – dovrebbe trovare più spazio in un vino, in purezza. Dapprima timido al naso, si schiude su mentolato e liquirizia, perlopiù balsamico, albicocca, muschio, frutto della passione, ananas. Sorso progressivo, avvolgente, molto fresco, di buona sapidità e persistenza. Nel blend anche un 2% di Sauvignon che si fa sentire. Un vino innovativo e coraggioso.
Sauvignon – Bianco Igt Lazio 2020
Naso dapprima non sfacciato, ma che poi si rivela, eccome: pompelmo rosa, bosso, kiwi, foglia di pomodoro, note aromatiche. Scorre bene, fresco, intenso, molto sapido, di ottima persistenza. E’ verticale, polposo, forse il meno territoriale del lotto, nel senso che potrebbe provenire da qualsiasi altro territorio italiano. 14,5% alcol, chi lo avrebbe mai detto? Eppure è equilibrato.
Viognier – Bianco Igt lazio 2020
Si presenta con tinte delineate di gelsomino, fiori di arancio e poi affiorano la matrice smaltata e iodata. In bocca chiaro finale di arancia amara. Sembra un vino marino. Molto piacevole, armonico nella sua linearità olfattiva e gustativa.
Chardonnay – Bianco Igt Lazio 2019
Nota fumé, poi vaniglia, caramello, mandorla, nocciola e cioccolato bianco. Al gusto intenso, quasi lattico, si avverte il legno, ma in modo delicato, con una scia quasi dolce nel finale. Molto piacevole e avvolgente. Solo il 20% dello Chardonnay fermenta in tonneaux nuove dove poi affina per 12 mesi e svolge la malolattica. E’ l’unico vino bianco da internazionali che conosce il legno. La scelta è ben precisa: andare incontro a un gusto più internazionale, secondo le aspettative dell’azienda.
Luccicore – Rosato Igt Lazio 2020
Syrah
Torniamo a un vino più soft, destinato anch’esso agli aperitivi. Rosa antico nel calice. Poi affiorano in sequenza melagrana, rosa e fragoline di bosco. Bocca sfrontata, intensa, fresca, finale misurato e di buona persistenza.
Petit Verdot – Rosso Igt Lazio 2019
Al naso frutti di bosco, mirtillo, mora, più in generale frutta rossa fresca, tinte floreali più lievi e buona mineralità di fondo. Sorso snello, nitido, di buona freschezza, sapido, con tannini fini, anche se non di lunga gittata. Questo primo rosso da internazionali punta più sull’eleganza che sulla potenza.
Syrah – Rosso Igt Lazio 2018
Il secondo Syrah assaggiato è un vino decisamente più complesso. Sa di pepe nero, caffè, finocchietto selvatico, cardamomo, chiodi di garofano, cuoio, marasca in confettura. In bocca scorre fresco, morbido, sapido, con una lieve pungenza che affiora. Tannini lievi e non invadenti.. Un vino avvolgente, fra i migliori.
Cabernet Sauvignon – Igt Lazio 2018
Rosso granato nel calice. Al naso è selvaggio, quasi animale, ferroso, fra more, fiori appassiti, pepe nero e verde, tinte vegetali, alloro. In bocca mostra tutta la sua gioventù anche per la forza dei tannini che devono ancora smussarsi.
Roma Doc Rosso 2018 Montepulciano e Sangiovese
Concludiamo con due autoctoni. Al naso frutta rossa matura, ciliegia, more, mirto, rose, arancia rossa, vaniglia. Sorso intenso, di buona freschezza, tannino ancora problematico, però è corposo anche se non si allunga tanto.
Cesanese del Piglio Docg 2019
La Docg rossa del Lazio è sempre stato un duro banco di prova per produttori ed enologi. Questo Cesanese è molto profumato: amarena, liquirizia, cuoio, tabacco dolce, pepe e tinte boisée. Non mancano note fumé e di frutta molto matura. Gusto un po’ brusco all’attacco, poi tanta acidità di beva, in bocca sbanda un po’ perché ci sono tannini da assestare. Forse ha bisogno ancora di tanta bottiglia.
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Tirando le somme alla fine dei 12 assaggi abbiamo apprezzato parecchio Roma Doc Bianco e Frascati Superiore fra gli autoctoni; Chardonnay, Sauvignon e Syrah fra gli internazionali. Era la prima volta che la linea completa di prodotti veniva presentata tutta insieme, presso la sede nazionale della FIS all’Hotel cavalieri Hilton di Roma: 12 etichette sono tante, le idee e il coraggio ci sono, la voglia di rinnovarsi pure. Cinque vini su 12 – secondo noi – sono promossi a pieni voti. C’è tutto il tempo, nelle prossime annate, di calibrare meglio il tiro sugli altri e fare l’en plein. Ok, intanto la strada è quella giusta: avanti così!