In tempo di pandemia serve una “bussola” per orientarsi e guardare oltre il proprio naso: leggi “cercare di prevedere il futuro” e cioè – in concreto – capire in anticipo come cambieranno i mercati.
Il comparto del vino non fa eccezione, anzi: da quando (marzo 2020) un po’ tutti siamo alle prese con restrizioni più o meno forti e lock down lunghi, le vendite di vino sono state pesantemente condizionate nel nostro Paese e nel mondo. Il crollo dell’HoReCa parzialmente compensato dalle vendite online e della GDO ha rivoluzionato le scelte dei produttori che hanno provato a limitare i danni in tutti i modi. E alla resa dei conti – secondo i dati che leggerete sotto – ci sono riusciti.
Nonostante tutto, in questo annus horribilis 2020, l’export del vino italiano nel mondo perde solo il 4,6% (la Francia è a – 17,9%) che in termini di denaro significa un meno 300 milioni di euro: il totale stimato 2020 si attesta a 6,1 miliardi di euro (la Francia perde 1,7 miliardi). Le stime sono dell’Osservatorio Vinitaly e di Nomisma Wine Monitor, diretto da Denis Pantini.
Qui però vogliamo soffermarci sui trend del vino nei prossimi tre anni. L’analisi è stata condotta non sui consumatori ma su un panel di 165 imprese italiane del vino che rappresentano un fatturato di 4 miliardi di euro e un export che vale 2,5 miliardi di euro, cioè il 40% del totale del settore.
La domanda rivolta da Osservatorio Vinitaly-Wine Monitor di Nomisma era: “Quali sono i vini che creeranno o consolideranno trend di consumo nei prossimi 2-3 anni”. La risposta (potevano essere anche più di una) rappresenta il “percepito” dai produttori.
Come si può notare dalla slide (vedi foto copertina), per un terzo dei produttori italiani i vini sostenibili e biologici saranno i vini più bevuti in quasi tutti i mercati del mondo nei prossimi tre anni. Saranno davvero questi i “vini del futuro”? Consolideranno un trend di consumo nei top mercati internazionali, in particolare negli Usa e in Germania.
Osservando le altre tipologie, ci sono invece mercati che esprimono sensibili differenze: ad esempio, Il consumo di vini premium crescerà soprattutto in Cina e Stati Uniti; spumanti e vini strutturati vinceranno in Russia mentre quelli a minor contenuto alcoolico, come i vini rosé, o i vini da mixare, saranno più apprezzati nel Regno Unito e ancora negli USA. Oltre un quinto dei giapponesi si rivolgerà con decisione ai vini cosiddetti “naturali”.